Stop al caro voli in Sicilia, arrivano i prezzi bloccati. Ma restano dubbi e criticità sulla continuità territoriale

Da decenni si ragiona e si discute sulle modalità che consentirebbero di limitare i disagi derivanti dalla condizione di insularità della Sicilia e della Sardegna, garantendo, innanzitutto, la continuità territoriale. Grazie al dibattito, animato maggiormente dai cittadini sardi, negli ultimi anni sono stati fatti diversi passi in avanti. Alla polemica in questione ha ampiamente contribuito anche il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, che dal suo insediamento ha lanciato la guerra al caro voli. Una risposta è arrivata così dal cosiddetto Decreto Infrastrutture, che prevede un tetto massimo al prezzo dei biglietti aerei in Sicilia e in Sardegna.

La vittoria dell’aeroporto di Comiso e il decreto Infrastrutture 2025

L’aeroporto di Comiso è stato ritenuto il più adatto a garantire la continuità territoriale, con le tratte dirette per Roma Fiumicino e Milano Linate, che partiranno dal primo novembre di quest’anno fino al 31 ottobre 2028. Soddisfatto Schifani, che aveva fatto di questo obiettivo un suo cavallo di battaglia politico: «L’aggiudicazione alla compagnia Aeroitalia conferma che avevamo visto bene quando abbiamo lavorato per allargare il mercato in Sicilia, aprendo a nuovi vettori in grado di rompere il duopolio Ita Airways-Ryanair» ha dichiarato il presidente della Regione Siciliana. La novità è dunque il cosiddetto Decreto Infrastrutture, convertito nella legge n. 105 del 18 luglio 2025, pubblicata in gazzetta ufficiale il 19 luglio 2025. L’obiettivo è di rilanciare il settore infrastrutturale in Italia, a partire dal Ponte sullo Stretto. Relativamente alla continuità territoriale, la norma prevede che a beneficiare del prezzo bloccato saranno i residenti in Sicilia e Sardegna, studenti fuori sede, lavoratori pendolari, persone che viaggiano per motivi sanitari, soggetti fragili e categorie protette. Adesso la regolamentazione del circuito sarà definita dai decreti attuativi, che dovranno stabilire dei parametri importanti come la soglia massima per il prezzo bloccato, i criteri di accesso al beneficio, le modalità di prenotazione, la verifica dei requisiti, le eventuali compensazioni economiche alle compagnie aeree.

Le polemiche dei Riformatori sardi

«Stato e Regione hanno una responsabilità diretta e non derogabile: dare piena attuazione al principio costituzionale di insularità, sancito dall’articolo 119 della Costituzione. Non è un favore: è un obbligo stabilito dalla Carta – scrivono i Riformatori in una lettera inviata alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e alla presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde – La decisione di realizzare il Ponte sullo Stretto rappresenta per la Sicilia la risposta più diretta al fallimento di mercato dovuto allo svantaggio insulare». «La Sicilia avrà un’infrastruttura stabile, che certo non risolverà tutti i problemi, ma ridurrà tempi e costi di collegamento con il continente, con un beneficio per tutti i cittadini (non solo per i siciliani) – affermano Michele Cossa, Aldo Salaris, Gabriella Mameli, Umberto Ticca e Giuseppe Fasolino -. La Sardegna, invece, resta l’unica grande isola italiana priva di un collegamento stabile con il continente: il suo svantaggio strutturale diventa ancora più evidente». Per la Sardegna, la sfida è più complessa perché all’insularità si aggiunge la perifericità, cioè la distanza fisica dai grandi mercati e dai centri decisionali. Ma, nell’attesa del Ponte sullo Stretto, anche per la Sicilia andranno previste delle agevolazioni immediate che possano garantire la continuità territoriale su diversi fronti.

La condizione di doppio svantaggio insulare

C’è da considerare, infatti, anche la questione della doppia insularità che riguarda le isole minori della Sicilia, pure queste tutelate – sulla carta – dalla continuità territoriale. In realtà, per poter accedere alle mille opportunità disponibili in questa aerea, bisogna superare innumerevoli sfide anche logistiche. Lo sa bene l’imprenditore del settore energetico Angelo Todaro, da tempo impegnato nel richiamare l’attenzione sulle difficoltà dei collegamenti con Ustica, Eolie, Egadi, Pelagie e Pantelleria. «Dal 2020 al 2025, le promesse di rivoluzione nei trasporti marittimi verso le isole minori siciliane si sono trasformate in una sequenza di bandi deserti, proroghe e soluzioni tampone. Cinque anni senza una soluzione strutturale – sottolinea Todaro a MeridioNews– mentre i cittadini affrontano servizi scadenti e tariffe insostenibili». Per Ustica si continua a viaggiare con aliscafi obsoleti e orari incerti: «Dal 1 luglio al 10 agosto, si sono verificati 20 fermi a causa di guasti in mezzo al mare, scioperi, ritardi, mancata partenza dalle isole – precisa ancora l’imprenditore -. Inoltre, in alcuni giorni della settimana, queste navi trasportano contemporaneamente il gpl e i passeggeri, situazione che non trovo igienica dal punto di vista della sicurezza». In questo contesto, è bene ricordare che le isole minori dovrebbero essere un patrimonio da proteggere e non un peso da sopportare: «Le Eolie denunciano sprechi e corse inutili, le Egadi vedono residenti penalizzati e turisti spremuti – conclude Todaro-. Serve che i cittadini pretendano una soluzione vera, perché senza trasporti dignitosi, rischiamo di trasformare gli isolani in emigranti del mare».


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