Caro bollette, panificatori chiedono interventi immediati «Oltre cinquemila persone rischiano di non avere lavoro»

«La situazione è molto grave. Non potevamo immaginarla neanche un mese fa». Le parole di Antonio Tassone, presidente nazionale di Assipan, sono abbastanza chiare e non lasciano intendere nulla di positivo. Il presidente nazionale dei panificatori è intervenuto all’interno della trasmissione FantaMagazine su Radio Fantastica illustrando il momento e ciò che si prevede per il prossimo autunno «se il prossimo governo non prenderà delle iniziative immediate – specifica Tassone – Avevamo già fatto i conti con il costo delle materie prime la scorsa estate, poi un escalation incredibile con la guerra in Ucraina. Adesso il caro bolletta, che ci ha piegato le gambe in maniera definitiva».

Tassone, nel corso dell’intervista, snocciola pure qualche dato. «Siamo partiti da una stima che fa riferimento ad alcuni dati – osserva – In mancanza di aiuti, 1350 aziende chiuderanno o sospenderanno la propria attività e ben 5400 dipendenti non avranno il posto di lavoro. Il nuovo governo non potrà agire in deficit, come si è fatto in passato, ma urgono azioni immediate ed efficaci tanto quanto quelle messe in campo durante la pandemia». Ai dati, il rappresentante della categoria che si occupa della produzione e di stabilire i prezzi del pane, associa pure alcune soluzioni. «Chiediamo di rivalutare la moratoria sui mutui. C’è un problema di liquidità: ci chiediamo come faranno alcuni a pagare gli interessi – osserva –  Abbiamo chiesto tetto massimo su prezzo del gas e di poterci staccare dal mercato telematico dei Paesi Bassi, perché determina speculazione sul prezzo del gas: quest’ultimo deve essere riportato in proporzione ai costo di importazione». 

Soluzioni e numeri in attesa del nuovo governo che verrà fuori dalle elezioni del 25 settembre. «In assenza di queste manovre, il settore andrà in crisi profonda – aggiunge – Il nostro interlocutore è il consumatore che sta vivendo questa crisi». Alla domanda se qualcuno ha provato a speculare sull’aumento dei prezzi, Tassone risponde: «Non c’è stata alcuna speculazione, è un problema culturale. L’arte bianca va difesa alla stregua dei beni culturali. Il panificatore non è imprenditore di serie b – prosegue – Le voci di costo che sono impattanti: dalla farina non facciamo reddito, abbiamo i costi degli imballaggi, delle manutenzioni manutenzioni fino alle schede elettroniche per le impastatrici e inoltre dobbiamo affrontare i costi legati all’energia. Abbiamo aperto le porte ai consumatori – conclude Tassone – i quali hanno capito che fare impresa è difficoltoso. Le previsioni non sono rosee. Se non vogliamo che molte famiglie finiscano sul lastrico, vogliamo anche avere risposte dalla politica».


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