Carnevale sì, ma quanta fatica!

Il carnevale a Misterbianco è diventato celebre per i suoi meravigliosi costumi. Anche quest’anno sono sei i gruppi in gara: El Carnevalò, Escopazzo, Venezia, La Smorfia, La Burla e Campanazza. Frutto di un lavoro paziente e preciso, ogni abito è una piccola opera d’arte. Ma come nascono questi vestiti? Noi lo abbiamo chiesto a Simona, studentessa iscritta a Lingue, che per due anni ha preso parte a questa grandiosa parata carnascialesca.

Come si fa a partecipare al carnevale di Misterbianco?
«Innanzitutto si sceglie l’associazione con la quale si vuole partecipare; in genere sono sei i gruppi che ogni anno sfilano. Poi si parla con lo stilista che ha i modelli dei vestiti e si sceglie quello che piace di più. Molto dipende anche da quanto si vuole spendere».

Quanto costa all’incirca un vestito?
«Si può partire da 150 euro per i vestiti più semplici fino anche a mille euro per quelli più complicati. Dipende anche se a farlo è una sarta; per il mio primo vestito ho speso sulle 250 mila lire, ma perché lo ha cucito mia madre. Il vestito più complicato è stato quello della sfilata 2004: già solo il cappello è costato circa 100 euro. In totale credo sia costato sui 300 euro, ma sempre perché lo ha realizzato mia madre».

Il materiale è fornito dal gruppo?
«No, lo compra chi indossa il vestito. Lo stilista dice tutto quello che si deve acquistare compresa la stoffa (che deve essere quella che decidono loro). A volte capita che la stoffa comprata non sia buona e la si debba cambiare. Poi dà indicazioni su come la si deve tagliare, sulle decorazioni da mettere sopra e le ultime rifiniture».

Girare per tre giorni con questi vestiti così elaborati è faticoso?
«(Ride) Tutte e due le volte in cui mi sono iscritta ho avuto vestiti larghi e che fatica… Col primo magari meno, ma col secondo ho sofferto un po’ perché era fatto da strati di gommapiuma su gommapiuma e quindi pesava. In più il cappello, che sembra leggero, dopo cinque ore pesa! A volte non si riesce a passare nemmeno per le strade».

Si è gelosi di questi abiti?
«Un po’ sì, perché sono sempre un bel ricordo».

Chi sceglie il tema del gruppo?
«E’ sempre lo stilista con il presidente dell’associazione».

E quando hai partecipato tu quali erano i temi?
«Nel carnevale del ’99 ero vestita da bandiera italiana con il gruppo La Sirena, che ora non sfila più; il tema era “CarnevalEuro”. C’erano le bandiere delle nazioni europee e un monumento tipico per ciascuna nazione. Tre anni fa il tema era le “Contraddizioni” ed ero con il gruppo La Smorfia. Io rappresentavo oro e argento».

I gruppi nel tempo diventano sempre più bravi?
«Beh sì, rispetto a quando cominciano. Quest’anno ho anche visto carri che si muovevano. Essendo un carnevale di costumi ai carri non si dava molta importanza. Invece ho visto carri molto carini; così inseriscono anche qualcosa di nuovo. Man mano diventano sempre più abili, ma è soprattutto lo stilista che rimane sempre importante».

Si vivono quindi i giorni di carnevale interamente per strada?
«Sì. Sono tre giorni. Quattro se si viene scelti per il defilé del sabato. Vengono scelti i vestiti più belli di ogni gruppo e sono presentati al pubblico. In genere comunque sono tre i giorni della sfilata: le due domeniche e il martedì grasso».

Come mai quest’anno non hai sfilato?
«Motivi… di studio (ride). E poi mia madre si affatica molto. Iscriversi ogni anno può essere stancante, ma una volta ogni tanto è piacevole».


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