Proroga per la Cardiochirurgia Pediatrica di Taormina. Ma Faraoni precisa: «Serve affrancarsi dal Bambin Gesù»

«Sulla previsione di chiusura della Cardiochirugia Pediatrica di Taormina darei un’assoluta negazione. Nessuno di noi ha l’intenzione di chiudere il reparto e tra l’altro sarebbe al momento anche impossibile, perché il Ccpm sta continuando a lavorare a pieno regime. Non abbiamo dato indicazioni di sospensione dell’attività e nessuna prospettiva temporale, siamo in progress» ha garantito l’assessora alla Salute regionale Daniela Faraoni durante l’audizione di oggi in Commissione parlamentare per il contrasto degli svantaggi derivanti dall’insularità.

La convocazione dell’assessora Faraoni, annunciata dal presidente della Commissione Tommaso Calderone, è scaturita dalla preoccupazione del Comitato dei Genitori per la scadenza della proroga con il Bambin Gesù di Roma prevista per il 31 dicembre 2025.Daniela Faraoni parla di una proroga, in accordo con il Ministero, che possa consentire di prevedere il reparto all’interno della Rete Ospedaliera, ma non c’è al momento alcun documento scritto che possa confermare la volontà della Regione.

La nascita della Cardiochirurgia Pediatrica di Taormina

«La Cardiochirurgia pediatrica di Taormina non era inserita nella Rete Ospedaliera siciliana – racconta in Commissione Insultarità, Daniela Faraoni -. Nonostante ciò, dal 2012 opera con grande successo, manifestando un livello qualificato di prestazione e un expertise del tutto considerevole, nell’ambito di un’attività molto delicata, nella quale è stata affiancata dai professionisti del Bambin Gesù grazie ad una convenzione che è stata sottoscritta a suo tempo e negli anni sempre rinnovata fino a tutt’oggi».

Il 31 luglio 2025 scade però quella che i Ministeri della Salute e dell’Economia avevano indicato come l’ultima, invitando la Regione Siciliana a scegliere se mantenere la Cardiochirurgia Pediatrica di Taormina o quella di Palermo, aperta nel 2023 ed inserita subito nella Rete Ospedaliera Regionale come Unità Operativa Complessa (UOC) gestita dal San Donato Milanese, vincitore di un bando di pubblico emanato e gestito dall’Arnas Civico di Palermo. Ed è qui che nasce il problema del Ccpm di Taormina, perché infatti il DM 70 prevede una sola Cardiochirurgia Pediatrica per la nostra regione che conta quasi 5 milioni di abitanti. Un deroga si potrebbe avere se fossimo fuori dal Piano di rientro economico, così come è successo in Veneto, ma essendo in deficit i Ministeri non hanno accettato la deroga alla normativa vigente in materia.

Il modello Hub e Spoke, con Palermo capofila

Come avevamo annunciato su MedioNews, dunque la soluzione trovata dall’assessorato sarebbe quella di mantenere la UOC di Cardiochirurgia Pediatrica all’Arnas Civico di Palermo con la gestione del San Donato Milanese e trasformare la UOC di Taormina in una UOS che dipenderà amministrativamente dall’Azienda Ospedaliera Papardo di Messina, sarà gestita sempre dal Bambin Gesù di Roma, ma restando fisicamente dentro il San Vincenzo di Taormina (Asp di Messina). Il modello previsto è quello Hub e Spoke in cui la capofila sarà l’unità di Palermo.

«Il ministero ha preso atto di questa circostanza che abbiamo proposto e la regione ha osservato pedissequamente le scadenze per la proposizione della Rete ospedaliera – ha riferito ancora l’assessora regionale alla Salute -. Il punto qui non è solo quello del Ccpm di Taormina, ma anche le altre componenti che meritano di essere verificate e vagliate dai ministeri che hanno regolarmente ricevuto il documento».

«Adesso è in corso un confronto su diverse tematiche, come ad esempio sui punti nascita, sul mantenimento di alcune Stoke Unit o del tipo di sviluppo che abbiamo voluto pensato per gli ospedali di prossimità». Secondo l’assessora si tratterebbe dunque di un confronto molto più ampio che merita un tempo necessario per le verifiche. «Abbiamo bisogno di un altro spazio temporale alla fine del quale avremo sia la Rete ospedaliera approvata e con essa la nuova organizzazione del Ccpm».

L’affrancamento dal Bambin Gesù

Quando il presidente della Commissione, Tommaso Calderone, ha posto domanda secca all’assessora sulla possibilità di continuare le attività del Ccpm senza la Convenzione, non ha però ottenuto alcuna risposta. Anzi l’assessora ha precisato che quella della convenzione portata avanti finora con il Bambin Gesù è un’anomalia che dovrà comunque essere risolta.

«Dal 2012 questa attività è stata assegnata al Bambin Gesù senza nessun confronto di mercato come l’ordinamento giuridico vorrebbe ed è stata prorogata periodicamente senza incorrere in quelle che sono le condizioni previste per l’acquisizione di un servizio di questo tipo – ha sottolineato ancora l’assessora Faraoni, in Commissione Insularità -. Ma è bene ricordare che questa era iniziata come attività di affiancamento e start up, eppure dopo quasi 15 anni non siamo ancora riusciti ad affrancarci».

«Non possiamo lasciare che le cose restino in questo modo, perché faremmo un danno alla gente – chiarisce, infine, Daniela Faraoni -. Quindi anche a costo di doverci assumere delle responsabilità, stiamo definendo una organizzazione che possa ci consentire di procedere autonomamente con le nostre gambe, come avviene nel resto d’Italia. Perché le funzioni di start up non possono avere una proiezione di 15 anni. Possiamo però dire il 1 gennaio non accadrà nulla di negativo e non sarebbe possibile, perché abbiamo continuato a operare a pieno regime. Noi però stiamo lottando per garantire la continuità e veniamo additati come coloro che vogliono interrompere questa attività».

«Noi non accetteremo nessuna soluzione che vada a depotenziare il Ccpm di Taormina e questo significa anche non rinunciare alla convenzione col Bambin in Gesù» annuncia il Comitato dei Genitori a MeridioNews.


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