Subito uno slittamento a gennaio per il processo sul centro d'accoglienza per richiedenti asilo. I due filoni - uno dei quali coinvolge il politico di Alternativa popolare all'epoca dei fatti presidente della provincia etnea - verranno riunificati. Al centro dell'inchiesta l'affidamento per la gestione dei servizi tra il 2011 e il 2014
Cara Mineo, processo per appalto rinviato al 2018 Tra gli imputati c’è il sottosegretario Castiglione
L’uscita di scena, per evitare il fardello del rinvio a giudizio, e la richiesta del rito immediato. Una parentesi aperta lo scorso marzo che si chiuderà in poco tempo, con il ritorno sul palcoscenico principale: quello dell’unificazione con il processo madre. Da un lato il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione, dall’altro 15 persone, tra le quali spiccano i nomi della sindaca di Mineo, Anna Aloisi, e di Paolo Ragusa, ex direttore del consorzio Sol Calatino. Tutti accomunati dall’inchiesta in cui sono accusati, a vario titolo, di falso e turbativa d’asta nell’ambito della concessione dell’appalto dei servizi da cento milioni di euro, dal 2011 al 2014, al centro d’accoglienza per richiedenti asilo di Mineo. Un presunto «abito su misura», rifacendosi alle parole usate dal presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone per etichettare il bando di gara, poi vinto dall’associazione temporanea d’impresa riferibile al gruppo La Cascina.
I due filoni processuali – Castiglione aveva scelto il giudizio immediato mentre gli altri sono stati rinviati a giudizio dopo le fasi preliminari – verranno riunificati durante la prossima udienza, fissata per la fine di gennaio. L’appuntamento di oggi, com’era prevedibile, è impattato contro alcuni difetti di notifica, che hanno reso necessario lo spostamento. Gli imputati, tutti assenti durante l’appello della corte della terza sezione penale del tribunale di Catania, erano rappresentanti da decine di avvocati. Compreso Domenico Maimone, dell’avvocatura dello Stato, per la presidenza del Consiglio dei ministeri e il ministero dell’Interno, annunciate parti civili.
Il dibattimento si aprirà nel 2018 ma i pubblici ministeri, Raffaella Vinciguerra e Marco Bisogni, hanno chiesto di provare ad accelerare i tempi. Considerati i sempre più incombenti spettri della prescrizione. L’idea è quella di convocare, già per la prossima udienza, due periti da incaricare per le operazioni di trascrizione delle intercettazioni. Agli atti del processo, inoltre, entreranno i faldoni della fase preliminare. Castiglione, assente in aula e finito a processo perché all’epoca dei fatti soggetto attuatore del Cara in qualità di presidente della provincia di Catania, si è sempre detto estraneo alle accuse. Chiedendo di poter ottenere un confronto con il suo grande accusatore. L’ex componente del tavolo nazionale per il coordinamento dell’accoglienza dei migranti, coinvolto nell’inchiesta Mafia Capitale della procura di Roma, Luca Odevaine.
Accuse contenute all’interno di tre verbali, redatti nel 2015 durante i faccia a faccia con i magistrati etnei. Odevaine ad aprile ha patteggiato davanti al giudice per l’udienza preliminare Santino Mirabella una condanna a sei mesi, da aggiungere alla precedente, emessa dal tribunale di Roma, a due anni e otto mesi. Tra i vari passaggi c’è quello reso celebra anche dall’inchiesta Mafia Capitale, riguardante un pranzo in un ristorante del lungomare di Catania, che si sarebbe tenuto tra lo stesso Odevaine, Castiglione e «la sedia vuota» poi riservata a Salvatore Calì. Quest’ultimo finito imputato e, all’epoca dei fatti, presidente del consorzio Sisifo. Lo stesso, secondo il pentito del Cara, che «era chiaro avrebbe avuto la gestione del Centro».