«Turbavano le gare di appalto per l’affidamento della gestione del Cara di Mineo del 2011, prorogavano reiteratamente l’affidamento e prevedevano gara idonee a condizionare la scelta del contraente con riferimento alla gara di appalto 2014». Sono queste le motivazioni alla base del decreto di sette pagine – che vale anche come avviso di garanzia – con il quale sono state ordinate le perquisizioni, eseguite ieri, negli uffici del Comune di Mineo, nella sede della Provincia di Catania e del consorzio Sol Calatino, che fa parte dell’associazione temporaneo d’imprese che ha vinto l’appalto triennale al Cara di Mineo. Tra gli indagati c’è anche Giuseppe Castiglione, allora presidente della provincia etnea e oggi coordinatore di Ncd Sicilia e sottosegretario all’Agricoltura, «nella qualità di soggetto attuatore per la gestione del Cara di Mineo». Sebbene la sua legale, l’avvocata Isabella Giuffrida, neghi ancora il coinvolgimento di Castiglione nell’indagine: «Non ci è stato notificato nulla – afferma – Ho sentito il mio assistito e non gli è arrivato alcun avviso di garanzia». Ma la conferma è giunta attraverso un comunicato diramato dagli uffici diretti dal procuratore Giovanni Salvi.
Assieme a quello dell’ex presidente della provincia di Catania, nell’inchiesta della procura etnea – strettamente collegata a quella denominata Mafia Capitale e gestita dalla procura di Roma – nei documenti giudiziari compaiono anche i nomi di Giovanni Ferrera, direttore del consorzio Calatino terra d’accoglienza, di Paolo Ragusa, presidente della cooperativa Sol.Calatino, e dei sindaci di Mineo e Vizzini, Anna Aloisi e Marco Aurelio Sinatra. Si torna inoltre a parlare di Luca Odevaine che, negli atti delle indagini sul business dei migranti a Mineo, viene definito un «facilitatore dei rapporti con la pubblica amministrazione», senza alcun «principio di fedeltà e di buona amministrazione». Una persona che «non prova alcun senso di disagio» nell’anteporre «l’interesse personale e quello degli imprenditori che lo corrompono alle esigenze umanitarie». Le accuse sono per loro di turbativa d’asta e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente in concorso «commessi a Catania e altrove tra il 18 agosto 2011 e il settembre 2014».
«Sarò in grado di dimostrare la mia assoluta estraneità ai fatti», dichiara all’Ansa la sindaca di Mineo, Anna Aloisi, confermando di aver ricevuto un avviso di garanzia nell’inchiesta sulla gestione del centro di accoglienza per richiedenti asilo. «Non ho commesso alcun reato – prosegue Aloisi – E se per caso c’è stato qualcuno che ha agito alla mie spalle, a mia insaputa, è giusto che la magistratura lo accerti e agisca di conseguenza».
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