Cara Angela Merkel, Go home!

Da mesi alcuni economisti, tra i quali il sottoscritto ed anche gli analisti del The Economist, predicano la stessa cosa: la Banca Centrale Europea dovrebbe finalmente iniziare ad essere indipendente dalla politica dei politici anacronistici e perseguire un’azione rivolta allo di sviluppo socio-economico, anziché quella di guardare solo al contenimento dell’inflazione nel quadro di un Euro forte, troppo forte, dettata dal duo Sarkozy-Merkel.

La BCE dovrebbe attuare una politica del “quantitative-easying” mirata all’acquisto diretto di buoni del tesoro delle nazioni in difficoltà, oltre a ridurre il tasso d’interesse-base allo 0.25%, e provocare quindi (indirettamente) un riallineamento del valore dell’Euro alla sua realtà economica di riferimento, e cioè più vicina allo scambio di uno a uno con il dollaro, e così favorire l’esportazione e la crescita, magari pagandola, forse, con un tasso d’inflazione più elevato. Tasso d’inflazione che sarebbe ancora controllabile con adeguate politiche riguardanti, ad esempio, il settore energetico.

La BCE, in sostanza, dovrebbe fare da advisor, cioè da consigliere, alla politica, in determinanti momenti, e non “essere consigliata”, o più precisamente, schiavizzata e prona al volere di una parte delle nazioni e della politica fallita dell’UE e segnatamente quella della Merkel e del suo partito, la CDU tedesca.

A consigliare, ci hanno pensato allora la realtà dei fatti e gli elettori europei. La Merkel è oggi sempre più isolata, non solo in Europa, ma anche nel suo stesso Paese.

Sarkozy è stato mandato a casa. Al suo posto c’è un presidente francese che ha fatto della politica di crescita il suo cavallo di battaglia per vincere la presidenza della Republique Française. In Italia non c’è più un governo incapace di proporre la politica di crescita a scala continentale ed i segnali elettorali sono stati chiari: il rigore, troppo perseguito sinora da Monti, va accoppiato con la politica di crescita, anche e non solo nel campo della politica monetaria.

In Grecia i segnali elettorali sono stati anche più evidenti con il crollo senza precedenti dei due partiti storici che si sono piegati troppo supinamente al volere della Germania della Merkel (che non è tutta la Germania ed oggi non lo è più che mai). Stessa cosa per quanto riguarda le elezioni in altre parti dell’Europa, come in Serbia ad esempio, dove il terzo partito avanza su posizioni più d’orgoglio e di richiesta d’attenzione alla crescita. Infine, la CDU della Merkel stessa cede, vistosamente, a casa propria, nelle elezioni della regione economicamente più importante della Germania: la Renania-Vestfalia.

E’ notizia di oggi che le consultazioni per la formazione di un governo greco che ancora sottoscriva la morte economica del proprio Paese e la schiavitù dei greci alla Merkel sia fallita. Si andrà a nuove elezioni. Questo lo si sapeva pure da mesi. Le indicazioni delle intenzioni di voto in Grecia già ad inizio 2012 davano come probabile, anzi certo, il risultato elettorale che poi abbiamo visto tutti: a queste condizioni, il popolo greco preferisce, giustamente, mandare l’Euro a farsi benedire. Si va adesso a nuove elezioni in Grecia che non possono portare che alla conferma ancora più evidente di questa scelta. I greci, giustamente, vogliono uscire da una unione monetaria che in maniera sempre più evidente è stata utilizzata da certa politica tedesca e francese (ma anche padana e nordeuropea) ai propri fini poco lungimiranti e di dubbia utilità per l’Europa intera, oltre che irrealistici.

Se l’Euro è la moneta europea, necessariamente riflette l’economia di tutti i Paesi che sono nell’unione monetaria. Non può essere la moneta solo dei Paesi più forti, perché è come pretendere che il sole giri intorno alla terra. Non è così, che lo si voglia o no. Allora, delle due l’una: o si vuole “l’Euro forte” con l’uscita di alcuni Paesi (a cominciare dalla Grecia) dall’unione monetaria europea (l’Euro), o ci si adegua e si accetta la realtà di un valore dell’Euro aderente ai “fondamentali” di tutte le economie, forti e deboli, che lo compongono.

Va però detto che il primo scenario sarebbe di gran lunga peggiore e per considerazioni d’ordine non esclusivamente economiche. L’implosione dell’Euro, infatti, porterebbe ad una Europa dove egoismi, particolarismi, xenofobia, risentimenti reciproci, avrebbero la meglio. La mancanza di fiducia reciproca tra le nazioni, anche per le modalità con le quali si arriverebbe alla fine della moneta unica, sarebbe molto elevata, aprendo scenari di assenza di cooperazione che, a lungo andare, potrebbero aprire a differenze di vedute di buia e catastrofica memoria.

Il secondo scenario, e cioè un riallineamento del valore dell’Euro insieme ad una rinnovata fiducia nelle possibilità dei Paesi meno forti economicamente di svilupparsi, aprirebbe invece la speranza di una fiducia reciproca accoppiata ad una previsione economica di prosperità nel medio periodo molto più convincente per tute le nazioni europee, nonostante l’inflazione più alta ed un contributo implicito dei Paesi più forti a pagarne la propria parte di conto nel breve termine. Sarebbero risorse spese ben anche da parte del popolo tedesco perché porterebbero al mantenimento della stessa fiducia del continente del quale sono la maggiore economia e dei propri mercati, interni ed esterni all’Europa. Insomma, nel secondo scenario si può aprire un nuovo ciclo di sviluppo nel breve termine, dando fiato alla periferia d’Europa, comprese Grecia, Mezzogiorno d’Italia, Sicilia, Spagna, Portogallo, Balcani, etc.

Se la Merkel decidesse di dimettersi immediatamente, si potrebbero anche evitare le elezioni in Grecia. Dopotutto, se la Merkel vuole comandare in tutti Paesi dell’UE, dovrebbe, democraticamente accettare il verdetto elettorale non solo del proprio Paese, che comunque è chiaro, ma anche quello dei Paesi che vuole guidare. Nell’ultima tornata elettorale, si sono espressi chiaramente i francesi, gli italiani, i siciliani, i serbi, i tedeschi della Renania-Vestfalia ed i greci. Ed hanno detto, se la signora Merkel non l’avesse ancora capito: Angela, Go home!

Foto BCE tratta da lenovae.it

Foto di Angela Merkel tratta da fanuessays.blogspot.com

 

 

 


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Da mesi alcuni economisti, tra i quali il sottoscritto ed anche gli analisti del the economist, predicano la stessa cosa: la banca centrale europea dovrebbe finalmente iniziare ad essere indipendente dalla politica dei politici anacronistici e perseguire un’azione rivolta allo di sviluppo socio-economico, anziché quella di guardare solo al contenimento dell’inflazione nel quadro di un euro forte, troppo forte, dettata dal duo sarkozy-merkel.

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