Cinque uomini sono stati arrestati dalla polizia di Stato di Catania in esecuzione di distinti ordini di carcerazione emessi dalla procura generale presso la corte d’Appello etnea. Si tratta di Emilio Cangemi (classe 1975), Giuseppe Spartano (1989), Giuseppe Di Stefano (1977), Giuseppe La Rocca (1995) e Giovanni Santoro (1983). I cinque erano già stati coinvolti […]
Foto di Dario De Luca
Clan Cappello-Bonaccorsi, cinque arresti dopo le condanne nel processo Minecraft
Cinque uomini sono stati arrestati dalla polizia di Stato di Catania in esecuzione di distinti ordini di carcerazione emessi dalla procura generale presso la corte d’Appello etnea. Si tratta di Emilio Cangemi (classe 1975), Giuseppe Spartano (1989), Giuseppe Di Stefano (1977), Giuseppe La Rocca (1995) e Giovanni Santoro (1983).
I cinque erano già stati coinvolti nell’operazione antimafia Minecraft, scattata il 28 gennaio 2021 e condotta dalla Squadra mobile di Catania e dal Servizio centrale operativo. Le condanne, ora esecutive, vanno da otto a dodici anni di reclusione per reati quali associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, detenzione abusiva di armi, con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa. Secondo gli inquirenti, gli arrestati erano inseriti nell’organizzazione Cappello-Bonaccorsi, una delle più strutturate realtà criminali di Catania. L’operazione, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, aveva già portato al fermo di nove persone e all’arresto in flagranza di altre quattro, sorprese con droga e armi pronte all’uso.
Durante le perquisizioni nei villaggi balneari di Campo di Mare e Ippocampo di Mare, roccaforti del clan, gli agenti rinvennero un vero e proprio arsenale: fucili d’assalto e di precisione, pistole, centinaia di munizioni, giubbotti antiproiettile. Un armamento da guerra in piena regola, a testimonianza della pericolosità del gruppo. Nel corso delle stesse operazioni furono sequestrati oltre 22 chilogrammi di marijuana essiccata, 70 piante in coltivazione, attrezzature per il confezionamento e una somma in contanti di circa 250 mila euro, ritenuta frutto delle attività illecite del clan.