Un elipista a dieci passi dal mare, costata 400mila euro e mai inaugurata. Accade a Capo d’Orlando, in provincia di Messina, dove i lavori, finanziati dalla Protezione civile (Fesr Sicilia 2007-2013), sono stati eseguiti con grande fretta anche sotto la neve natalizia. Tutta la zona chiamata Tavola grande è ad alto rischio idrologico. L’opera è collocata vicino alla foce di una fiumara. La strada di collegamento è stata inghiottita già da una mareggiata. Anche il depuratore municipale costruito in quel terreno rischia di essere spazzato dalle onde. Una vicenda che va avanti da molti anni. Nel 2006 anche Guido Bertolaso, quando era alla guida della Protezione civile nazionale, aveva espresso le sue perplessità sulla realizzazione di opere proprio lungo il litorale, invitando il Comune di Capo d’Orlando, a delocalizzare quelle previste.
«Nel condividere le tue preoccupazioni – aveva scritto Bertolaso in risposta a una segnalazione inviata dall’ex direttore generale di Legambiente Francesco Ferrante – circa i fenomeni di erosione costiera che interessano Capo d’Orlando e in particolare la necessità di evitare la ricostruzione delle infrastrutture danneggiate in aree già sottoposte all’azione delle mareggiate, ho ritenuto opportuno sensibilizzare l’amministrazione regionale in ordine alla gravità del fenomeno e nel contempo il Comune a prevedere la possibilità di delocalizzare le infrastrutture interessate dai fenomeni».
Ma le parole di Bertolaso sono state invane. Anzi. La storia di questo progetto non finisce qui. Dopo un tira e molla protrattosi per mesi per i continui ripensamenti sull’ubicazione del sito in cui costruire l’elipista, a fine novembre 2013 arriva l’atto ufficiale con il quale l’amministrazione dà corso al contratto di locazione con opzione d’acquisto dal proprietario dell’area. A quanto pare si tratta di Teodoro Bruno, noto costruttore della zona e, stando alle parole degli ambientalisti del paese, «sponsor dell’Orlandina basket, squadra di serie A di pallacanestro di proprietà proprio del sindaco di Capo D’Orlando Enzo Sindoni». L’accordo sottoscritto avrà la durata di nove anni con possibilità di rinnovo, anche tacito, per altri nove. Il canone annuo di locazione è stato fissato di 20mila euro.
A questo costo, per rendere fruibile la zona e qualora verrà inaugurata anche l’elipista, il Comune di Capo d’Orlando ha aggiunto 900mila euro per il rifacimento della strada e delle barriere di protezione. Ma al momento sono quattro le imprese che hanno rinunciato all’appalto per i lavori del rifacimento stradale. Non sono bastate tre gare e una proroga per far aggiudicare i lavori. Le modalità di pagamento non convinco le ditte assegnatarie. Queste avrebbero dovuto avere come quota parte dell’appalto la palazzina di Salita Santuario di Capo D’Orlando, dove erano ubicati gli uffici del servizio idrico cittadino e la cui proprietà viene ad oggi rivendicata dall’Eas (Ente acquedotti siciliani). Insomma, un fabbricato inserito per 420mila euro nel Piano delle alienazioni comunali e poi nella modalità di pagamento proprio dell’appalto per il rifacimento stradale.
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