Il 21enne è arrivato alla manifestazione a cinque cerchi, piazzando nel K2 la sua barca al sesto posto: «Sapevamo di potercela giocare - dice a MeridioNews - resta un po’ di rammarico per non avere centrato la medaglia per soli tre decimi»
Canoa, il siracusano Burgo si qualifica alle Olimpiadi «Dedicata a papà che è stato il mio primo allenatore»
Torna a sognare in grande l’Italia della canoa. Nei recenti Mondiali assoluti di velocità che si sono svolti a Szeged, in Ungheria, il siracusano Samuele Burgo e il padovano Luca Beccaro hanno staccato due pass per le Olimpiadi di Tokyo 2020.
La barca condotta dai due azzurri ha centrato nella competizione iridata il sesto posto, traguardo minimo per andare in Giappone. Una squadra nata recentemente e quasi per caso: «Sono entrato l’anno scorso nel gruppo sportivo delle fiamme gialle – spiega Burgo a MeridioNews – e sono sempre stato specializzato in K1 (ovvero la barca singola, ndr). Quest’anno, con il direttore tecnico Oreste Perri, abbiamo provato la barca doppia perché io arrivavo primo e il mio partner arrivava sempre dopo di me». I risultati sono stati subito confortanti, tanto che i due contavano di staccare il pass per le Olimpiadi. «Alla prima Coppa del Mondo siamo arrivati quarti e così abbiamo continuato. La qualificazione olimpica però – racconta Burgio – era quasi impossibile perché si qualificavano le prime sei barche al Mondiale. Eravamo 52 nazioni e siamo riusciti ad arrivare sesti, rientrandoci per il rotto della cuffia. Con Luca ci siamo allenati insieme per tutto l’inverno. Ma ci siamo concentrati sul K2 soltanto da maggio in poi».
Nonostante tutto, c’è dell’amaro in bocca per non avere centrato la medaglia per una questione di pochi decimi. «Resta un po’ di rammarico – ammette – perché siamo arrivati a tre decimi dalla medaglia. Siamo comunque soddisfatti perché l’anno prossimo potremo giocarci qualcosa di importante. In semifinale abbiamo vinto, battendo i francesi che il giorno dopo sono arrivati a medaglia. Il giorno della finale, purtroppo, c’era vento contrario e noi siamo leggerini, dunque questo non ci ha favoriti. In ogni caso, non possiamo rimproverarci nulla». Entrare a far parte degli azzurri che andranno a Tokyo era un proposito che i due atleti si erano prefissati. E a questo punto si può anche sognare in grande, magari puntando a una medaglia: «La possibilità può esserci. L’Olimpiade non è molto più difficile del Mondiale anche perché gli avversari sono gli stessi. Non voglio sbilanciarmi più di tanto, al momento la medaglia resta un sogno».
L’amore tra Burgo e la canoa è sbocciato nel tempo, trasmesso da una passione nata in famiglia. «Dedico questo risultato a mio padre. È stato lui che mi ha messo in barca e che mi ha allenato per primo. Tuttora mi segue, anche se non ufficialmente. Il mio primo allenatore è stato lui, fino al mio passaggio in fiamme gialle. A trasmettermi l’amore per la canoa sono stati mio padre e mia sorella. Anche lei fa canoa ad alti livelli e anche lei tenterà la qualificazione». Al pallone, dunque, il ventunenne siracusano preferisce la pagaia. «La canoa è lo sport di famiglia, mio padre faceva canoa da ragazzo. Anche io fino a qualche anno fa, un po’ come tutti, giocavo a calcio. Ma il richiamo di questo sport è stato troppo forte». E nonostante la giovane età (21 anni), le ore che dedica agli allenamenti sono tante. «Ci alleniamo undici mesi l’anno – spiega – facendo due allenamenti di barca ogni giorno. Facciamo anche pesi, una giornata d’allenamento dura tra le quattro e le sei ore».
E anche le rinunce non sono da poco. «Ci sono tanti sacrifici da fare per chi pratica uno sport ad alti livelli. Magari vorresti uscire con gli amici ma non ce la fai perché sei distrutto. Lo sport ti toglie molto tempo, ma quando poi centri certi risultati vieni ripagato di tutto». Adesso, ci si proietta già ai prossimi appuntamenti, con l’apice che sarà toccato proprio nel corso dell’Olimpiade di Tokyo. «Qualificando il K2 ho anche qualificato il K1. Anche qui la distanza sarà quella dei mille metri (la distanza olimpica, ndr). Vorrei puntare a tutte e due, ma vedremo meglio in corso d’opera». Dall’8 al 18 settembre, il canoista siracusano andrà a Tokyo per la preolimpica. Una competizione dimostrativa utile per studiare al meglio il campo di gara e prendere confidenza con il villaggio olimpico. «A ottobre – conclude – inizieremo i raduni collegiali per tre settimane al mese. L’obiettivo è quello di alzare l’asticella per giocarcela con tutti».