Gli uomini del Nucleo di polizia tributaria sono intervenuti su disposizione del Tribunale di Agrigento, dopo un'indagine sui flussi finanziari che permisero alla coniuge di Di Caro di acquistare gli immobili a metà anni Ottanta. Poco prima che quest'ultimo diventò reggente provinciale di Cosa nostra
Canicattì, sequestro a mafioso Calogero Di Caro Posti sigilli a quattro appartamenti e magazzino
Quattro appartamenti e un magazzino sono stati sequestrati a Canicattì, in via preventiva, dal Nucleo di polizia tributaria su disposizione del Tribunale di Agrigento. Gli immobili sono riconducibili a Calogero Di Caro, ritenuto elemento di spicco di Cosa nostra e già condannato in via definitiva per associazione mafiosa nel 1997 e 2008.
Il sequestro, a cui a ottobre seguirà l’udienza per discutere la proposta di confisca, è stato proposto dalla Dda di Palermo, dopo l’analisi dei flussi finanziari che, a metà anni 80, permisero alla moglie di Di Caro, Liliana Maria Pia Ninotta, di acquistare i locali a dispetto di una esigua capacità finanziaria.
Sono gli anni in cui, secondo gli inquirenti, Di Caro aumenta il proprio spessore criminale, scalando le gerarchie di Cosa nostra, fino a prendere il ruolo di reggente provinciale dello zio Giuseppe Di Caro, ucciso nel 1991. Gli immobili sequestrati sono stati affidati a un amministratore giudiziario, in attesa di conoscere quale sarà la decisione del giudice.