In un momento di difficoltà era finito nelle mani di due pregiudicati che gli avevano prestato 25mila euro in contanti per poi chiedergli di restituirne circa 120mila. La vita di un imprenditore di Canicattì era diventata un inferno al punto da convincerlo a sparire, insieme a tutta la sua famiglia. Ma prima l’uomo ha trovato il coraggio di denunciare i suoi aguzzini: i fratelli canicattinesi Antonio e Giuseppe Maira, 69 e 63 anni. I due sono stati arrestati ieri dai carabinieri e da personale della squadra mobile di Agrigento. Sono accusati di estorsione aggravata e usura in concorso.
Entrambi sono noti alle forze dell’ordine, in particolare Antonio Maira è stato già condannato come appartenente alla criminalità organizzata, e tutti e due sono attualmente a processo ad Agrigento in un altro procedimento per associazione per delinquere finalizzata all’usura e all’estorsione.
Ieri pomeriggio una ventina tra poliziotti e carabinieri hanno dato esecuzione al fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura di Agrigento. L’indagine è partita lo scorso febbraio ed è stata coordinata dal sostituto procuratore Elenia Manno. «La Sicilia ha un indice rischio di usura pari al 78% – ha sottolineato il procuratore capo Luigi Patronaggio – ci sono province, fra cui quella di Agrigento, che vengono colpite in maniera allarmante. Ma ci sono paesi della provincia – come Canicattì e Licata ad esempio – che vengono colpiti in maniera ancora più allarmante. A fronte di questi dati, negli ultimi cinque anni in questa Procura, si sono registrati soltanto 33 processi per usura a carico di noti e 45 a carico di ignoti. Sono numeri assolutamente ridicoli e questo perché sono pochi quelli che denunciano».
Tutto è iniziato dalla denuncia presentata da un imprenditore edile del posto. In particolare ha raccontato che nel 2016, in un momento di difficoltà economica, ha chiesto e ottenuto 25mila euro in contanti da uno dei fratelli, dietro la promessa di restituzione di 2.500 euro mensili, imputabili quali interessi, senza la fissazione di un termine per la restituzione del capitale.
Nel febbraio 2019, dopo avere già consegnato agli usurai circa 80mila euro, la vittima, resasi conto di non poter più far fronte ai pagamenti, ha deciso in un primo tempo di rivolgersi alle forze dell’ordine, per poi far perdere le proprie tracce insieme alla sua famiglia. Gli investigatori, grazie anche alle intercettazioni, hanno accertato sia le condotte usurarie dei Maira, sia lo stato di ansia e terrore in cui era ridotta tutta la famiglia dell’imprenditore. Si era infatti diffusa la notizia che i fratelli Maira si erano messi sulle sue tracce con la pretesa di altri 40mila euro.
La vittima alla fine è stata rintracciata dalle forze dell’ordine e sentita definitivamente. A seguito anche di una fruttuosa perquisizione a casa degli indagati e considerato lo stato di pericolo, è quindi scattato il fermo da parte dell’autorità giudiziaria.
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