Naro, avvelenati cani randagi che erano entrati in chiesa. Animalisti: «Il post del prete inneggiava all’odio»

«Ecco cosa fanno i cani randagi trovando la chiesa di Santa Maria di Gesù aperta. E se avventassero una persona anziché il copriambone?». Un post pubblicato sul gruppo Facebook Sei di Naro se (che conta più di 7700 partecipanti) a corredo di una foto in cui si vedono dei cani all’interno chiesa, davanti ai banchi per l’assemblea, sul tappeto dove c’è l’altare e, più precisamente, accanto a una pianta che si trova vicino all’ambone. Quella sorta di pilastro da dove vengono proclamate le letture sacre. A postare quelle parole e quell’immagine sui social – un contenuto che poi è stato rimosso dal gruppo locale di Facebook – è stato il parroco della chiesa della cittadina dell’Agrigentino. I due cani che erano entrati in chiesa, adesso, sono stati trovati morti dopo essere stati avvelenati. Adesso, a denunciare l’episodio con un esposto presentato alla procura di Agrigento sono stati gli attivisti dell’associazione Aidaa (Associazione italiana difesa animali e ambiente) che legano insieme i due episodi: il post del prete e l’avvelenamento degli animali.

«Un post dove si inneggiava all’odio contro i cani randagi – si legge nella nota degli animalisti – e, guarda caso, i cani randagi che si aggiravano attorno alla chiesa vengono trovati morti avvelenati. Non vogliamo mettere il carro davanti ai buoi – aggiungono i volontari di Aidaa – ma sicuramente ci sono strane analogie». Saranno le indagini a chiarire se ci sia un collegamento tra la morte per avvelenamento degli animali e il contenuto pubblicato dal giovane sacerdote che da tempo è arrivato nella comunità narese e che, da chi lo conosce, viene descritto come «una persona un po’ sopra le righe ma non un odiatore di animali». Tanto che, in passato, avrebbe anche fatto la benedizione degli animali. «Ho saputo dell’avvelenamento di questi animali – commenta a MeridioNews la sindaca di Naro Maria Grazia Brandara – e lo giudico un crimine gravissimo perché commesso contro esseri indifesi».

Un crimine che non sarebbe nuovo per quell’area dell’Agrigentino. Almeno stando alla ricostruzione fatta dalla prima cittadina narese: «Andando a ritroso nel tempo, dal 2014 al 2018, ho notato che c’è stata una vera e propria mattanza di cani tra Naro e Racalmuto». Un fenomeno, quello del randagismo, per cui una soluzione definitiva non è ancora stata trovata lì come altrove nell’Isola. «La Regione dovrebbe affrontare il tema con coraggio e in modo più radicale – afferma Brandara – Noi, come amministrazione comunale stiamo facendo tutto quello che è in nostro potere nonostante le lentezze dovute al dissesto». Ed è stato proprio quest’ultimo episodio dei cani avvelenati a fare venire in mente alla sindaca una idea da proporre anche ai colleghi dei territori limitrofi. «Ho già fatto un primo giro di telefonate ai sindaci della zona – spiega al nostro giornale – per proporre come soluzione quella di un canile intercomunale in cui si dividono costi e responsabilità. Per realizzarlo – conclude Brandara – ho anche pensato che si potrebbe realizzare negli svariati ettari di terreni confiscati alla mafia che sono rimasti ancora non utilizzati».


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