Fuggito da Favara, dove era vessato per le sue idee antifasciste, il direttore dell'ufficio anagrafe di Varese, ha aiutato ebrei e antifascisti a passare il confine con la Svizzera creando loro nuovi documenti. Nel 2012 lo stato ebraico gli ha conferito l'onorificenza di Giusto tra le nazioni
Calogero Marrone, lo Schindler siciliano Un impiegato che salvò centinaia di vite
A Varese lo ricordano come un eroe. Lo stato di Israele gli ha conferito post mortem, nel 2012, l’onorificenza di Giusto tra le nazioni. Di Calogero Marrone, impiegato comunale favarese, tuttavia, per molti anni la memoria è stata persa. Marrone era un reduce della prima guerra mondiale. Un socialista e per questo aveva rifiutato di iscriversi al Partito nazionale fascista finendo così in carcere. Era un perseguitato politico nella cittadina dell’Agrigentino, oggetto spesso di vessazioni da parte della milizia fascista. Da qui la decisione di trasferirsi con la sua famiglia al Nord, dove vinse un concorso per entrare al Comune di Varese come applicato.
«Aveva grandi qualità anche sul piano professionale – racconta Angelo Sicilia, autore di Testimonianze partigiane – In poco tempo, attorno alla metà degli anni Trenta, è riuscito a diventare capo dell’ufficio anagrafe del Comune in cui lavorava. In quel periodo Marrone era già in contatto con gli ambienti antifascisti del Varesotto, una provincia delicata vista la vicinanza al confine svizzero, sinonimo di salvezza per i perseguitati politici e successivamente per i tanti ebrei in fuga dalle leggi razziali». E come capo dell’ufficio anagrafe, il favarese, inizia a creare nuovi documenti con generalità alterate per favorire il passaggio oltralpe di antifascisti ed ebrei, riuscendo così a salvare le vite di centinaia di persone.
Questa pratica, tuttavia, fu scoperta dopo la delazione di un fascista locale. Era il 1944. Marrone, che era stato avvisato dell’imminente arresto preferì non fuggire, anche per paura di ritorsioni contro sua moglie e i suoi quattro figli. Le accuse erano gravissime: collaborazionismo, favoreggiamento nella fuga di ebrei, violazione dei doveri d’ufficio e intelligenza con il Comitato di Liberazione nazionale. Il funzionario, che si era anche offerto di collaborare alle indagini a suo carico, venne prima incarcerato e poi trasferito nel campo di concentramento di Dachau, in Germania. E proprio in terra tedesca morì un anno dopo, il 15 febbraio del 1945 per un’epidemia di tifo scoppiata all’interno del lager, che sarebbe stato liberato dagli alleati dopo pochi giorni.
«Pur essendo un siciliano verace – continua Sicilia – Calogero Marrone è ricordato come un eroe della resistenza lombarda. La sua è la storia esemplare di un uomo che ha sempre combattuto le proprie battaglie, ovunque si fosse trovato. Marrone è uno dei pochissimi siciliani ad aver ricevuto il riconoscimento di Giusto tra le nazioni dallo stato ebraico, riservato ai non ebrei che hanno agito in modo eroico rischiando la propria vita per salvare quella anche di un solo ebreo dal genocidio nazista. Un vero e proprio Schindler siciliano».