Cronaca

Insulti razzisti a un calciatore di una squadra del Messinese. La dirigenza: «Fa male nel 2024». Ma la società avversaria parla di «ipocrisia»

Insulti razzisti durante una partita di calcio in provincia di Messina. Ieri pomeriggio a Santa Teresa di Riva il calciatore di origine colombiana Jairo Luis Alegría Flores (26 anni) è stato oggetto di insulti razzisti durante la partita di calcio maschile Jonica – Città di Avola, valida per la quinta giornata del campionato di Eccellenza girone B. Al calciatore, che gioca nella squadra di casa, sono stati rivolti dei bu razzisti da una parte della tifoseria ospite. Qualche secondo dopo, Alegría si è seduto in sul campo e non ha più giocato. In un primo momento i compagni e lo staff hanno provato a convincerlo a continuare, poi tutta la squadra ha abbandonato il campo in segno di vicinanza. «Per buona parte del secondo tempo il ragazzo è stato vittima di insulti razzisti», dice a MeridioNews Massimo Ferraro, responsabile comunicazione della Jonica.

«Ci teniamo a dire che è stata solo una piccola parte del pubblico. Noi – continua Ferraro – non ce l’abbiamo con il resto dei tifosi avversari, non ce l’abbiamo con la squadra dell’Avola o con i loro dirigenti, né tantomeno con la città di Avola. Però – sottolinea Ferraro – non possiamo nascondere quello che abbiamo sentito tutti». In queste ore sui social alcune persone stanno accusando la Jonica di antisportività, sostanzialmente dicendo che la squadra ha abbandonato il campo solo perché stava perdendo 0-3 e perché la partita stava per finire. Ieri sulla pagina Facebook del Città di Avola l’allenatore della squadra, Attilio Sirugo, ha commentato la vicenda. «È successo qualcosa di vergognoso, credo. Una squadra che abbandona il campo sul tre a zero per degli ipotetici insulti razzisti, a dir loro dalla tribuna, credo sia qualcosa di vergognoso». Sirugo aggiunge che «se qualcuno – in maniera del tutto ipocrita – vuole usare il razzismo per cercare di nascondere i propri problemi, credo che questo con lo sport e col calcio non c’entri proprio nulla». L’allenatore del Città di Avola ha aggiunto: «Se avessi perso io tre a zero, avrei fatto finire la partita, sarei uscito a testa alta e poi eventualmente avremmo discusso di tutti i problemi del mondo».

Secondo Sirugo «si è cercato di spostare l’obiettivo, che era la partita stravinta tre a zero, su un qualcosa di incredibile: un loro giocatore, che per 90 minuti non ha fatto altro che provocare tutti, poi ha deciso di non giocare più la partita». Sirugo conclude dicendo che «non è giusto abbandonare il campo sul tre a zero solo perché stavi perdendo tre a zero, e cercare di spostare l’obiettivo su problemi molto più grandi di tutti noi». In un post successivo, sempre sulla propria pagina Facebook, il Città di Avola ha scritto che «la partita non è stata sospesa, ma abbandonata dalla squadra locale, che riceveva ordini dai vertici societari dopo aver sentito ipotetici insulti razzisti. Semmai fosse successo, ci discostiamo nettamente da tale isolato gesto. Ma usare un tema delicato e complesso come il razzismo per mascherare responsabilità e sconfitta, è un atteggiamento antisportivo e altrettanto intollerabile».

«L’Avola ha vinto con merito – dice al nostro giornale Massimo Ferraro – Noi abbiamo perso tre a zero ed è merito degli avversari, non vogliamo rispondere alle polemiche. Abbiamo, però, l’obbligo morale di stare con il ragazzo. Noi come società – continua Ferraro – abbiamo il diritto di stargli vicino, tutti i cittadini della Sicilia dovrebbero». Pare che questo non sia il primo episodio che interessa la squadra di Santa Teresa di Riva. «La nostra è una squadra multiculturale – sottolinea Ferraro – e non è la prima volta che succede una cosa simile: qua stiamo parlando di integrazione sociale, non di calcio. Trattiamo i nostri ragazzi come fossero a casa loro e fa male, nel 2024, vedere un ragazzo col magone per episodi come questi. Non era in condizione di continuare. In un primo momento se l’è presa, poi ci ha riflettuto». Ferraro aggiunge che «il nostro pubblico ha invitato chi stava insultando a smettere. Cose del genere nei campi di calcio e negli altri luoghi dove si fa sport non dovrebbero esistere: ci auguriamo non si ripeta mai più».

Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Ansa, i carabinieri hanno identificato gli autori dei cori razzisti. In settimana il giudice sportivo della Lega nazionale dilettanti in Sicilia deciderà se omologare o meno il risultato, principalmente sulla base del referto dell’arbitro. «Mi insultavano e continuavano a fare buu – dice Alegría Flores – Cose come questa non dovrebbero mai succedere nel calcio. Sono profondamente dispiaciuto, ma non me la sono sentita di continuare. Non capisco la ragione di questo odio e di queste provocazioni. Non mi era mai successo di ricevere un simile trattamento», conclude il calciatore.

Mauro Gemma

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