I due ex dirigenti del club, coinvolti nell'inchiesta Fuorigioco, difendono il loro operato riguardo alla compravendita di Nicola Legrottaglie. Per la quale fu pagata una parcella al procuratore Alessandro Moggi. Un passaggio di denaro che, secondo la procura di Napoli, nasconderebbe un tentativo di evasione fiscale
Calcio Catania, indagine su 80mila euro a Moggi Lo Monaco e Gasparin: «Agito con correttezza»
Una commissione di 80mila euro riconosciuta ad Alessandro Moggi, procuratore di Nicola Legrottaglie. È questa la ragione del coinvolgimento del Calcio Catania nell’inchiesta che la guardia di finanza ha denominato Fuorigioco. Due ex dirigenti del club sono finiti nel registro degli indagati. Si tratta di Pietro Lo Monaco e Sergio Gasparin, che nell’arco di tempo oggetto dell’indagine – dal 2009 al 2013 – hanno ricoperto in periodi diversi la carica di amministratore delegato della società etnea. Entrambi, intervistati da MeridioNews, rimandano al mittente ogni accusa.
«Non sono stato io a sottoscrivere quell’accordo», dice Gasparin. Legrottaglie arrivò a Catania ad agosto 2011, quando il potere di firma lo aveva ancora Lo Monaco. Il club pagò poche migliaia di euro al Milan, proprietario del cartellino, e una commissione non troppo diversa all’agente del difensore: Alessandro Moggi. La cifra sborsata fu sufficiente a convincere il procuratore che scegliere la maglia rossazzurra fosse il consiglio migliore da dare al suo assistito. Si trattava di 80mila euro, divisi in quattro rate con scadenza a sei mesi l’una dall’altra. Ma uno dei pagamenti fu firmato da Gasparin, che a maggio 2012 aveva preso il posto di Lo Monaco. Ed è questa la ragione anche del suo coinvolgimento.
«Ho sempre agito in totale trasparenza e secondo le regole. Ho fiducia nella giustizia», sostiene Gasparin. Ma adesso dovrà preparare la sua difesa in tribunale, dando mandato ai suoi avvocati e scrivendo delle memorie difensive. L’accusa mossa dalla procura di Napoli a tutti gli indagati è di avere ingigantito la parcella corrisposta al procuratore nel tentativo di evadere le tasse da pagare sulle spese per il calciatore. Un’inchiesta avviata a giugno 2013, quando i finanzieri entrarono nella sede sociale del Calcio Catania per ottenere le carte relative all’acquisto e alla gestione di Legrottaglie. A distanza di quasi due anni la chiusura delle indagini ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati anche di Lo Monaco: «Tutte le operazioni che ho condotto sono testimoniate dalle carte federali. Ho agito correttamente», commenta.
Il Catania, per il momento, non rischia nulla. Solo in un secondo momento, se i fatti contestati ai dirigenti verranno accertati, la giustizia sportiva potrebbe acquisire le carte e procedere contro il club per responsabilità oggettiva. Il rischio massimo prevede un’ammenda. Tra gli indagati non figura Legrottaglie ma il suo procuratore Alessandro Moggi. Figlio di Luciano, coinvolto insieme al papà nello scandalo Calciopoli, presidente della Gea World che la scorsa stagione, – sotto la gestione di Pablo Cosentino – conclusa dall’inchiesta I treni del gol, ha intrattenuto col Catania rapporti ancora più stretti. Da responsabile della valorizzazione del marchio del club nel mondo, e da procuratore di diversi calciatori arrivati in rossazzurro proprio in quella stagione. Nonché ex procuratore di Daniele Delli Carri, da gennaio 2015 direttore sportivo del Catania e adesso chiamato a rispondere in tribunale per la vicenda combine, sulle partite che Pulvirenti ha ammesso di avere tentato di comprare.