«Le trattative d’affari, specie quelle dei club calcistici, sono sempre complicate. Ma questa di più, perché il
Calcio Catania ha 60 milioni di euro di debiti e con 40 si compra una squadra di serie A». Così l’avvocato italo-statunitense Joe Tacopina – reduce da una importante vittoria sul caso dell’italiano Chico Forti – a MeridioNews sullo stato della contrattazione per l’acquisto del club rossazzurro. L’ennesima conferma che il nodo resta sempre quello, nonostante i serrati incontri di questi giorni tra il suo legale Salvo Arena e gli avvocati di Sigi, attuale proprietaria. Un doppio nodo, a dire il vero, che vede tornare poco sereni una parte dei soci della locale spa, dopo le nubi delle scorse settimane e la parziale recente schiarita. «Chiunque dell’attuale proprietà, benefattori di Catania, vorrà reinvestire, sarà il benvenuto», dice chiaro Tacopina.
Sebbene a non convincere nuovamente siano le condizioni proposte finora: il 50 per cento del prezzo delle quote a marzo, e l’altro 50 a giugno ma sottoposto al raggiungimento degli obiettivi di riduzione del debito. A far storcere più di qualche naso, però, sarebbe stata la possibilità di un sovrapprezzo del 20 per cento da pagare in caso di rientro degli imprenditori locali. Così alcuni di loro adesso chiedono che la vendita sia autorizzata dall’assemblea dei soci, che restano in attesa del piano industriale. «Ma siamo davvero, davvero vicini alla chiusura dell’accordo», dice fiducioso Tacopina.
Convitato di pietra è ancora il maggiore investitore di Sigi,
Gaetano Nicolosi. «Un bravo ragazzo, che ormai è diventato mio amico», sorride Tacopina. Un rapporto quasi esclusivo che ha creato non pochi malumori. Diventati un problema nel momento in cui va sempre più profilandosi una possibile disparità di trattamento. Nicolosi da settimane si è già detto dentro alla cordata italo-statunitense, circostanza confermata anche da Tacopina. A impensierire alcuni soci Sigi, però, sono le voci secondo cui all’imprenditore dei trasporti sarebbe garantito per un anno di non dover più mettere mano al portafoglio, in virtù di un apposito blocco della ricapitalizzazione. Nubi che comunque non sembrano turbare Tacopina che si dice «entusiasta di questo progetto, più di quanto lo fossi a Bologna o a Venezia perché, avrò anche un passaporto americano, ma il mio sangue e la mia anima sono italiani, e mia madre è nata proprio lì, in Sicilia».
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