Lenzuola bianche ai balconi, con la frase io sono Roberta che riecheggia per le strade del paese. Così Caccamo, non potendo scendere in strada per via delle misure anti Covid, ha voluto stringersi attorno ai familiari e agli amici di Roberta S., la ragazza di 17 anni uccisa e trovata in un dirupo nei pressi del centro del Palermitano. La bara bianca, ricoperta di fiori, con sopra la foto della ragazza è stata accompagnata dai genitori e rappresentanti di amici e compagni di scuola nella chiesa di Caccamo, dove la cerimonia, officiata dall’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, è stata trasmessa in streaming dai canali social del Comune, per permettere a tutti di partecipare, seppure in maniera virtuale.
Grossa la commozione. «Siamo qui, sconvolti. Senza parole – dice Lorefice durante l’omelia – Ancora una volta, risuona un grido: Perché? Perché questo strazio indicibile? L’intera famiglia umana oggi piange Roberta. Chiunque sia violento non sa che la violenza ha la forza distruttiva di una bomba all’idrogeno: provoca una deflagrazione a cascata. Nel costato di Cristo, aperto e trafitto con violenza, entrano tutti i cuori lacerati dalla violenza. Il cuore di Cristo attende anche il dolore, che deve essere dilaniante, e il pentimento, a caro prezzo certamente, di coloro che provocano violenza».
Alla fine della funzione c’è stato spazio anche per il messaggio prima dei familiari, poi delle amiche della ragazza uccisa. «Ci rivolgiamo alle donne: non abbiate timore, parlate – dice un cugino di Roberta, a cui è toccato il gravoso compito di rappresentare i familiari – Voi amiche, parenti, colleghe, denunciate se la vittima non è in grado di farlo. Il sentimento che si crede amore può essere una trappola grande: non siate indifferenti, non giratevi dall’altra parte». «Il cuore è a pezzi, facciamo fatica a crederci – il messaggio delle amiche – Roberta meritava di essere felice, di divertirsi, imparare, crescere, amare e vivere. Porteremo vivo il ricordo della bellissima ragazza che sei, della tua gentilezza e della tua bontà d’animo, della tua voglia di vivere, della tua risata che non mancava mai. Ti chiediamo scusa per non avere capito fino in fondo, e chiediamo giustizia per te e per tutte le donne perché questo non capiti mai più».
Intanto a Palermo, nel carcere di Pagliarelli, Pietro Morreale, 19enne fidanzato di Roberta accusato del delitto, pare abbia tentato di appiccare il fuoco all’interno della sua cella con una sigaretta e un rotolo di carta igienica. Un proposito che non sarebbe andato a buon fine grazie all’intervento delle guardie carcerarie, che tengono sotto costante sorveglianza il giovane, che non ha mai ammesso di essere il responsabile dell’omicidio. Le indagini coordinate dalla procura di Termini Imerese vanno avanti. Secondo il medico legale, Roberta non sarebbe stata strangolata, vista la mancanza di segni evidenti sul collo, ma potrebbe tuttavia essere morta per asfissia. E stando alle ricostruzioni dei periti avanza l’ipotesi che la ragazza possa essere stata ancora viva quando è stata data alle fiamme.
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