«Il 23 maggio ha rappresentato nella vita del giudice l'unico momento in cui è stata la mafia a vincere». Il comico Emanuele Pantano racconta la genesi dello spettacolo, che andrà in scena questa sera al Tatum art, in cui offrirà un racconto satirico incentrato sulle continue tentazione radicate nella cultura palermitana
Buon compleanno Giovà, una festa per Falcone «Per cambiare punto di vista e celebrare la vita»
«Quando avevo 10 anni avevo una fidanzatina, eravamo sempre insieme. Poi di colpo all’improvviso quella bambina scomparve, letteralmente. Non c’era più a casa, al telefono di casa non rispondeva nessuno. E io pensavo, nella mia ingenuità da bambino: ma perchè stai facendo così, che cazzo c’era bisogno di sparire in questo modo, potevi semplicemente lasciarmi senza fare l’esagerata. Poi ho scoperto che il padre era uno di quelli che guidava la moto quando uccisero l’onorevole Lima. La famiglia di quella bambina dovette davvero scomparire, non era per causa mia». Emanuele Pantano sceglie questo aneddoto personale, realmente avvenuto, per spiegare cosa può voler dire avere a che fare nel quotidiano con la mafia.
Emanuele è un giovane comico palermitano, che in vista del 23 maggio – 26esimo anniversario della morte di Giovanni Falcone – ha deciso di andare controtendenza. E di organizzare, per il giudice palermitano ammazzato dalla mafia, una festa di compleanno. Con tanto di torta, invitati, regali e storie. Tutto confluisce in Buon compleanno Giovà – Uno spettacolo di vita, un racconto satirico che andrà in scena questa sera alle 21,30 al Tatum Art di Palermo, in via dell’Università 38 (traversa di via Maqueda, a pochi passi dalla facoltà di Giurisprudenza). Una data scelta non a caso: proprio oggi 18 maggio, infatti, Falcone avrebbe compiuto 79 anni.
«Ogni anno – spiega Pantano – dal 1992 sino ad oggi, di Giovanni Falcone commemoriamo il giorno della morte: il 23 maggio. Quel giorno, però, ha rappresentato nella vita del giudice l’unico momento in cui è stata la mafia a vincere. Il ragionamento è quello di cambiare del tutto il punto di vista. Il mio invece è un racconto satirico che, attraverso le continue tentazioni radicate nella cultura palermitana, descrive come cresce, in una città pervasa di mafia, un giovane che finisce per diventare giudice».
La vita del magistrato antimafia, dunque, diventa uno strumento per raccontare come cresci, se nasci e vivi a Palermo. «È un viaggio nella vita di qualunque palermitano che si ritrova a dover avere con la mafia – aggiunge il comico – e la scelta di non farsi sedurre dalla mentalità mafiosa. Una cosa che a Palermo è molto più complicata, perché qui la cultura è pervasa dal sentimento della sopraffazione. Faccio un esempio: il meccanismo di sostegno che scatta quando sei in pericolo, magari quando parti e vai fuori dalla Sicilia e ti senti minacciato, e allora tu dici “ma tu lo sai da dove vengo io”. Poi magari sei una persona per bene, ma intanto sfrutti la nomea per risolvere il problema».
Per Pantano c’è un solo modo per uscirne, e non è certo la morte. Per resistere alla mafia, infatti, «quando vivi in un contesto in cui tutto è un compromesso e una trattativa, se riesci a non farti sopraffare basta quello per essere eroe». Lo spettacolo di stasera, però, proprio per mantenere lo spirito di una festa sarà contornato dalle risate. Si può far satira insomma sulla mafia e su noi stessi. «Spiego come l’omertà fa parte di noi parlando di tenerumi, racconto di singole vicende di ciascuno di noi, e di come anche sentimenti come l’amore e l’amicizia, storie normali insomma, possono entrare a stretto contatto con la mafia. Perché sono cose che possono far ridere. L’importante è ogni giorno scegliere da che parte stare».