Bufera Formazione, sulla vendita dello Ial spunta il nome di Ludovico Albert

L’EX DIRIGENTE GENERALE AVREBBE CONTRIBUITO A SVELARE I MECCANISMI PERVERSI. L’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MESSINA TOCCA ANCHE LA COMPRAVENDITA DEL PIU’ GRANDE ENTE DELLA SICILIA. NUOVI NOMI E NUOVE RIVELAZIONI PUBBLICATE DA TEMPOSTRETTO.IT

Nuove rivelazioni sullo scandalo messinese dei “Corsi d’oro” e la richiesta di arresto a carico del deputato nazionale del PD, Francantonio Genovese, emessa dalla Procura della Repubblica di Messina, accusato di associazione per delinquere finalizzata alla frode sui corsi di formazione professionale, peculato e frode fiscale, arrivano anche i sequestri.

Come riporta il quotidiano online Tempostretto.it, sulla vicenda della cessione dello Ial spunta il nome dell’ex dirigente generale del dipartimento formazione professionale, Ludovico Albert. L’esperto del PD sarebbe stato mandato dal Piemonte per sanare la vicenda dell’ente di formazione più grande della Sicilia indebitato fino al collo.

Riportiamo quanto pubblicato dal citato quotidiano in merito all’intercettazione che avrebbe tirato in ballo Albert.

Nel maggio 2012 Michele Cappadona, presidente dell’ Associazione Generale Cooperative, ha la macchina imbottita di cimici, ma non lo sa. In viaggio con l’Architetto Arturo Alonci, uomo di Genovese ed ex assessore comunale, commenta il vero grande “colpaccio” genovesiano, lo Ial Cisl.

“Questa cosa ora scoppia in questo caso. Raffaele Bonanni che cosa aveva combinato. Aveva il discorso dello Ial che era indebitato fino al collo, non poteva avere Durc, non poteva avere più niente. Quindi hanno mandato Albert dal Piemonte per sanare questa situazione. E lo Ial se la sono comprata. E chi se l’è comprata? Ora è privata non è più Ial e Cisl, l’hanno modificata si chiama Ial. Lì c’è Genovese che ha comprato, Genovese e D’Antoni… Nino Papania della stessa corrente Innovazione di Genovese, e l’altro Luigi Cocilovo. Lì, secondo me non so quanto lo hanno comprato quell’Ente e quanto lo hanno valutato. Però in questo caso penso che esplode questo coso, lo Ial, perché ora sono in cassa integrazione a zero ore…(…) se la magistratura mette mano a come hanno ceduto questo ente, questi che fanno politica, che hanno messo gente, ma i dirigenti e funzionari… Una sera siamo stati a mangiare con una dirigente, quella che prepara i mandati…(…) questo me l’ha detto una che prepara i mandati che quando hanno nominato a questi (i prestanomi utilizzati per acquisire gli enti ndr) non voleva firmare i mandati”.

In un’altra intercettazione emergerebbe con chiarezza la situazione in cui versava lo Ial e lo stato della posizione in assessorato.

“Ma quei rendiconti… tu lo sai che sono fasulli… tu non sei convinto che ci siano troppe ore nel sistema formativo siciliano e ci siano molti che gli allievi non li hanno?”.

Era il 20 gennaio 2013 e così Ludovico Albert, direttore del Dipartimento Formazione della Regione da febbraio 2011 ad ottobre 2012, commentava il sistema che Crocetta ha definito “la manciugghia”. L’interlocutore di Albert, intercettato dalla Polizia messinese, era Salvatore Miroddi dell’Ecap, uno dei più attivi enti messinesi.

Va anche detto che è stato Albert a rivelare alla Procura di Messina i meccanismi perversi del sistema formazione.

Le parole di Albert, infatti, avrebbero permesso agli investigatori di capire perché il sistema formazione in Sicilia non “finiva per” ma era costruito ad arte per gli sprechi. Dalle ore di formazione a pioggia ai meccanismi di rendicontazione debole, passando per i controlli quasi inesistenti.

Lo stesso Albert ha poi ammesso di aver subito pressioni politiche pesanti per blindare i bandi e di aver trovato forti ostacoli quando ha provato a fissare a 130 euro circa il costo massimo di un’ora formativa. Il piemontese Albert era arrivato in Sicilia per “mettere ordine”, sostiene. Qualcuno però la vedeva diversamente.

Va anche detto che nel settembre 2013 la direzione regionale dell’Ente con una nota ufficiale aveva respinto l’ennesima accusa sull’uso illegittimo dei fondi della Cassa integrazione. E a gennaio scorso il Consiglio di giustizia amministrativa (Cga) aveva dato ragione all’ente, revocando la sospensione dell’accreditamento. Oggi la situazione resta confusa e caotica con l’ente che potrebbe tornare a gestire l’attività formativa, ma il Governo non la pensa così. Intanto, però, a pagarne le spese restano solamente i dipendenti rimasti senza lavoro e senza stipendi e con il rischio di perdere anche le spettanze già maturate nel passato.

Su questa vicenda in tanti potrebbero sapere e, con ogni probabilità, sono molti ad essersi defilati quando la patata da bollente è scoppiata nelle mani di qualcuno.

Una pagina brutta e scandalosa della Sicilia che penalizza il settore della Formazione professionale. Le responsabilità vanno imputate esclusivamente alla politica ed ai meccanismi perversi di gestione della cosa pubblica.


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