«Manderemo via i nostri ospiti dal primo ottobre, non abbiamo scelta». Meno di due settimane, dunque, e le circa trenta persone della Casa famiglia e della comunità per minori stranieri non accompagnati in seno all’ente potrebbero essere costrette a cercarsi una nuova casa. Lo ha scritto in una nota per il Comune di Catania e lo conferma a MeridioNews Salvatore Caruso, presidente dell’Istituto pubblico di assistenza e beneficenza Provvidenza, S. Maria del Lume e Marianna Magrì di Catania. Senza pagamenti dall’amministrazione comunale, l’Ipab – frutto della fusione fra un ente catanese e uno di Belpasso – chiuderà bottega. Caruso comunque, mentre tratteggia i contorni della realtà che vive sin dal 2011, quando entrò a far parte del consiglio d’amministrazione, aggiusta un po’ il tiro. «Con il nostro appello vogliamo intavolare il confronto con la nuova giunta – spiega – perché dal punto di vista finanziario non possiamo più reggere».
La mole di debiti, anche se solo in parte attribuibile al Comune di Catania, non è di poco conto. Si sfiorano gli 800mila euro. Cifre dovute alle prestazioni di solidarietà effettuate dall’ente con sede in corso Indipendenza ma mai saldate. Per conto dei Servizi sociali, l’Ipab tiene in piedi una Casa famiglia per donne in difficoltà o vittime di violenza: «Su questo siamo fermi a dicembre 2017, ci spettano circa 133mila euro». Poi c’è la comunità per minori: «Aspettiamo circa 58mila euro da giugno 2017». Si tratta di fondi per l’accoglienza dei migranti dal ministero dell’Interno, per cui è però necessaria la rendicontazione del Comune. Infine, un mole di arretrati da oltre 550mila euro cristallizzati da due decreti ingiuntivi, uno già esecutivo.
Insomma, non c’è pace per l’ente dal ricco patrimonio immobiliare – oltre 40 gli edifici di proprietà sparsi per Catania – ma vittima, in passato, di ulteriori ammanchi finanziari. L’ex economo Ignazio De Luca era stato condannato l’anno scorso per peculato e truffa nell’ambito di un’indagine della guardia di finanza su stipendi e rimborsi gonfiati. Sei anni e tre mesi di reclusione, la decisione dei giudici, oltre alla condanna della Corte dei conti al risarcimento di 329mila euro. «Per quei soldi bisognerà aspettare i tempi della giustizia – aggiunge il presidente Caruso – mentre spero che con il Comune una soluzione si trovi, intanto abbiamo invitato l’assessorato a porsi il problema di ricollocare gli ospiti». Di mezzo, per ora, ci sono andate le 22 mensilità arretrate dei nove dipendenti e delle undici persone che lavorano nelle comunità.
L’assessore ai Servizi sociali Giuseppe Lombardo si mostra sorpreso: «Ho già incontrato Caruso ma dell’Ipab non me ne ha parlato – risponde a MeridioNews – anche per questo credo che chiudere a ottobre sia una decisione un po’ affrettata». Difficile avere tutto e subito, specie da un Comune a un passo dal dissesto e in cronica carenza di liquidità: «Sui fondi del ministero abbiamo fatto tutti i passaggi necessari. Per il resto – conclude Lombardo – si tratta di partite lasciate aperte dalla precedente amministrazioni, su cui c’è il nostro massimo impegno a rientrare appena possibile».
Si precisa che la condanna a sei anni e tre mesi di Ignazio De Luca è in primo grado e che il risarcimento, in base al principio di responsabilità, è stato esteso al tutto il consiglio d’amministrazione.
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