Christopher Paolini lascia con l’amaro in bocca e con la stressante attesa i suoi fan: dopo i primi due libri (Eragon ed Eldest) e la tanto annunciata conclusione della sua opera prima, Brisingr diventa il terzo libro di quattro. In realtà, come spiega lo stesso autore nei ringraziamenti, le oltre 800 pagine edite dalla Rizzoli non sono bastate per poter portare a termine una storia che affonda le sue origini nella celebre trilogia del Signore degli anelli di Tolkien. “A causa della sua complessità, – scrive Paolini – Brisingr ha finito per essere molto più lungo di quanto avessi previsto (…) che ho dovuto ampliare la serie (…)”.
Diventato Cavaliere dei Draghi e dopo aver scoperto la verità sulle sue origini, Eragon ancora non sa con certezza quale sarà il suo destino. Ci sono troppe ombre nel suo passato e le persone a lui care hanno perso la vita (lo zio Garrow e Brom) o stanno rischiando di perderla. Brisingr è il libro della presa di coscienza del giovane tra un amore non corrisposto (almeno in apparenza) per l’elfa Arya e i dubbi sulla sua missione di cavaliere. Si riparte con la liberazione di Katrina rinchiusa nella torre di Helgrind, dimora dei Raz’ac. Nella rocambolesca azione di salvataggio della promessa sposa del cugino Roran, vengono uccisi i mostri alati e viscidi che sono stati fino ad allora la più grande paura dei Varden in combattimento. Accompagnato sempre dalla sua fedele dragonessa Saphira, questa volta Eragon dovrà separarsi a lungo da lei per poter adempiere alla missione a cui è chiamato dalla regina Nasuada, che in questo libro mostra tutta la sua capacità nell’arte del governare e comandare l’esercito dei Varden e dei suoi alleati.
Brisingr (che significa “fuoco” nella lingua elfica inventata da Paolini) rappresenta la crescita del ragazzo Eragon e mostra tutte le incertezze che la sua posizione di Cavaliere dei Draghi suscita. Il rapporto con il fratellastro Murtagh viene arricchito da nuove scoperte e la guerra contro Galbatorix rispetta il topos letterario dei buoni che salvano il mondo dai cattivi. Paolini forse avrebbe dovuto concludere la saga con questo libro, troppo lungo e noioso a tratti. Alcune pagine non permettono una lettura fluida come invece è stato capace di fare nei primi due volumi. La lettura viene rallentata anche da episodi che potrebbero essere giudicati troppo lunghi, come ad esempio la fabbricazione della spada di Eragon. Le ultime cento pagine, invece, sono avvincenti e si leggono con un’impazienza che si era persa durante le prime centinaia di pagine. Si svelano segreti che cambieranno il modo di pensare ed agire del protagonista e permettono di capire meglio la ferocia del re Galbatorix e la perenne indecisione di Murtagh nei combattimenti contro Saphira e suo fratello.
Di certo, il titolo del libro ha lasciato spiazzati i giovani seguaci della saga. Si pensava ad un nome che iniziasse con la E, visto i precedenti. Dubbi anche sulla copertina: dopo Saphira, Castigo (il drago di Murtagh) e Glaedr, probabilmente l’ultima copertina sarà rappresentata da Shruikan (il drago nero) o dal drago verde dell’ultimo uovo ancora non schiuso. Rimane però l’incognita più importante: quanto si dovrà aspettare per il libro finale?
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