Brass, la favola magica di una scuola di musica tra i bambini della Kalsa

La storia è nota: il Brass, istituzione musicale di Palermo voluta dal maestro Ignazio Garsia, è a rischio di chiusura. Pochi giorni dopo le dimissioni del sindaco Diego Cammarata, una lettera viene recapitata alla scuola. E’ un’ingiunzione di pagamento con scadenza il 22 febbraio. La somma ammonta a più di 200 mila euro. Sullo sfondo, l’ombra dello sfratto. Che ne sarà della scuola popolare che, in questi anni, ha tenuto vivo il valore artistico dello Spasimo di Palermo, prendendosi carico della sua gestione, manutenzione e cura? Che ne sarà di un’istituzione culturale che, in un quartiere ‘complicato’ del Centro storico di Palermo – la Kalsa – è stata, in tutti questi anni, un punto di riferimento sociale e culturale per centinaia di bambini che, alla strada’ hanno preferito la musica? Non dovrebbe essere la cultura uno dei mezzi più importanti per strappare i giovani alla mafia?
Ne abbiamo parlato con alcuni maestri che insegnano al Brass da molti anni. A cominciare da Ignazio Garsia, fondatore della scuola di jazz palermitana nel lontano 1974. “Il Brass – ci dice Garsia – fino a pochi mesi fa ha inviato una lettera all’amministrazione comunale, chiedendo la partecipazione del Comune nella gestione della Fondazione. Abbiamo chiesto al Comune di nominare un proprio rappresentante. Poi è arrivata questa ingiunzione di pagamento”. E adesso? “Il Brass – aggiunge Garsia – non potrà morire, perché è come se qualcuno scatenasse dei Bulldozer per distruggere la statua storica del Garaffello, o avesse sfregiato le tele di Lo Jacono o di Guttuso. Molti non si rendono conto del fatto che noi stiamo parlando di un patrimonio di tutti con una storia che va avanti da quasi quarant’anni. Noi abbiamo ospitato i più grandi, ma proprio i più grandi nomi che fanno parte della storia della musica jazz. La nostra orchestra è una delle realtà più significative in Europa. In questi anni abbiamo reso vivibile la struttura dello Spasimo. Prima non c’erano né riscaldamenti, né porte. E abbiamo aperto le nostre attività a un quartiere della nostra città abbandonato. Prima non c’era niente. Ora siamo diventati un punto di riferimento importante. Anche per i ragazzi del quartiere. Io rimango fiducioso: sono convinto che il Brass sopravviverà”.
Giuseppe Costa
insegna al Brass e, nello specifico, nella sede dello Spasimo “La notizia dell’ingiunzione di pagamento ci è giunta all’improvviso. Noi, da quando siamo allo Spasimo, ci siamo presi cura della struttura. A volte capitava anche che il personale mandato dal Comune per la custodia del luogo mancava. In questi casi organizzavamo noi i turni, con il nostro personale. Spesso, durante i giorni estivi, lo Spasimo lo abbiamo tenuto aperto noi. Il Comune dovrebbe essere felice di partecipare alla vita e al sostentamento di questa Fondazione musicale. E’ una scuola magica, dislocata in uno dei luoghi più difficili della nostra città. Spesso i bambini del quartiere si avvicinano. Per loro è un mondo nuovo. E anche un modo, un po’originale, per avvicinarli al mondo della musica. Noi li accogliamo. Gli facciamo suonare i nostri strumenti. Abbiamo provato, con i nostri mezzi, che non sono tanti, a toglierli dalla strada. Molti di loro si sono pure iscritti alla nostra scuola. Il Comune, piuttosto che riservarci questo trattamento, dovrebbe pensare a delle borse di studio per questi ragazzi che, magari, dispongono anche di una musicalità eccellente, ma non hanno i mezzi per coltivarla. Altro che presentarci lo sfratto! Mi piacerebbe sentire la solidarietà dei musicisti di jazz siciliani che sino ad oggi stanno in silenzio…”.
Chiediamo ‘lumi’ anche a Gigi Razete, che al Brass insegna la storia di questo genere musicale. Unico nel suo genere, Razete, un musicologo che, con i suoi aneddoti e le storie che ruotano attorno agli artisti di jazz coinvolge chiunque lo stia a sentire, ci racconta un po’ stupito di una città, Palermo, che non finisce di amareggiare: “E’ una vicenda che a mio avviso ha del singolare – dice -. L’amministrazione comunale, durante questi anni, dopo aver ricevuto le nostre segnalazioni, ha sempre rimandato e fatto ricorso a strumenti provvisori. Credo che l’amministrazione pubblica, così facendo, abbia cercato, come si suol dire, di tenere il coltello dalla parte del manico”.
Razete ci racconta che, grazie alla presenza del Brass allo Spasimo, il Comune ha potuto intercettare fondi europei. “Allora facevamo comodo. Oggi siamo di troppo. Ho la sensazione che ci siano molti appetiti puntati sullo Spasimo. E che questa mossa non sia poi così ingenua. Non voglio illudermi, ma credo che se davvero l’amministrazione comunale dovesse ricorrere allo sfratto si scatenerebbero delle azioni di violenza. Ignazio Garsia e gli altri insegnanti si barricherebbero dentro. Si farebbero murare vivi piuttosto che lasciare lo Spasimo”.
Una voce femminile, quella di Rita Collura. “Lavoro al Brass da più di dieci anni. A parte il lavoro che perderei, ho sempre creduto in questa Fondazione e nel fatto che davvero potesse essere un forte aiuto per la città di Palermo. Perché dobbiamo sempre fornire l’idea di una Sicilia sottosviluppata? Attorno al Brass e allo Spasimo ruota l’occasione di dar vita a tante cose. Pensiamo al turismo, ad esempio. Se noi avessimo avuto un riconoscimento come scuola a tutti gli effetti, e lo richiediamo ormai da dieci anni, forse avremo avuto più aspettative. Durante il mio percorso al Brass ho aiutato attraverso la musica molti ragazzi del Centro storico della città con problemi. Non voglio credere che il Brass chiuderà, voglio piuttosto pensare che tutto si sistemerà”.
http://www.youtube.com/watch?v=xDImRnR_rmk


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