La società che si occupa di raccogliere i tributi, rimane senza una guida. L'assessore all'Economia, Alessandro Baccei, non avrebbe intenzioni di garantire la sua sopravvivenza. Il dubbio che si voglia dare tutto in mano a Roma per glissare sul principio di territorializzazione delle imposte ribadito dalla Corte Costituzionale
Botti di fine anno per Riscossione Sicilia Si dimette il consiglio d’amministrazione
Fine anno con i botti per Riscossione Sicilia, la società incaricata di riscuotere i tributi in Sicilia controllata dalla Regione siciliana (99,885%) e in quota minore da Equitalia (0,115%).
Il consiglio di amministrazione, secondo fonti qualificate, ha gettato la spugna: tutti i suoi componenti si sono dimessi in tronco abbandonando una barca che affonda e per la quale non si vedono porti all’orizzonte.
Lucia Di Salvo, Maria Mattarella, Gaetano Chiaro, questi i nomi del board della società nominati nel Maggio del 2013, si sarebbe trovati stretti nella morsa del nuovo assessore regionale all’Economia, Alessandro Baccei, noto alle cronache per essere l’inviato in Sicilia del Governo Renzi.
L’unico a a restare in sella, forse, il direttore generale, Ermanno Sorce il cui mandato, però, scade oggi.
La società, che è stata al centro di polemiche per la sua gestione (dalle assunzioni alle consulenze esterne), indubbiamente, soffre di problemi finanziari strutturali che ne starebbero compromettendo l’operatività. Secondo i dati forniti nel corso di una audizione all’Ars, Riscossione Sicilia ha accumulato debiti pari a 60 milioni di euro fino al 2012 con alcuni fornitori a fronte di 220 milioni di crediti “bloccati” e perdite annue per circa 20 milioni di euro.
L’anno scorso la Regione ha garantito un plafond di 40 milioni di euro, quest’anno non ci sarebbero neanche questi. Baccei, non avrebbe nessuna intenzione di garantire il necessario per la sopravvivenza di una delle partecipate più importanti della Regione.
Sempre l’anno scorso si era parlato del progetto di rivedere tutto il sistema della riscossione a partire dalla remunerazione delle attività, al momento basate sull’aggio calcolato sul riscosso. Progetto che, però, implicava un accordo con lo Stato che evidentemente, non c’è mai stato.
Trattandosi di una società che svolge un ruolo delicatissimo, la notizia non potrà non fare rumore. Peraltro, non si capisce quale possa essere il disegno del Commissario di Renzi, che certo non lascerà la Sicilia scoperta sul fronte della raccolta dei tributi.
La sensazione è che si vogliano sostituire le società regionali con società, private o pubbliche che siano, che rispondono direttamente a Roma.
Nel caso della società che si occupa dei tributi, la mossa sarebbe l’ennesima furbata del Governo nazionale che così potrebbe continuare a glissare sulla recente sentenza della Corte Costituzionale che per la Sicilia ha ribadito il principio di territorializzazione delle imposte.
Vedremo nei prossimi giorni cosa farà il Presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, che ormai sembra avere preso consapevolezza del fatto che Baccei non è qui né per aiutare lui, né tanto meno per aiutare la Sicilia.