L’occupazione per restituire il Bosco d’Alcamo ai cittadini: «Abbandonato da anni, ma ci sgomberano»

«Siamo le gocce che spengono l’incendio». C’è un colibrì sul cartellone appeso in un dei balconi dell’ex ostello Cielo d’Alcamo all’interno della Funtanazza nella riserva naturale Bosco d’Alcamo sul Monte Bonifato. Negli anni gli incendi hanno distrutto ettari di vegetazione e l’edificio è stato abbandonato. La scorsa settimana, un gruppo composto da una ventina di ambientalisti di Muschio Ribelle ha occupato l’ex ostello. «Così restituiamo questo bene pubblico, in stato di abbandono da oltre sei anni, alla collettività». E, per farlo, gli attivisti hanno già organizzato delle assemblee popolari – che sono state molto partecipate – e anche momenti di formazione sulla guardiania e antincendio. Una protesta pacifica in cui, fin dall’inizio, gli ambientalisti hanno provato a coinvolgere anche le istituzioni locali. A partire dal Libero consorzio comunale di Trapani e dal Comune di Alcamo che sono proprietari dell’immobile. Al piano terra dell’immobile ci sono alcuni uffici dell’ex provincia che «rimangano assolutamente indisturbati dalle nostre iniziative», ci tengono a sottolineare gli ambientalisti.

«La Provincia di Trapani si è chiusa al dialogo e ci ha già intimato – affermano dal gruppo Muschio Ribelledi sgomberare i locali dell’ex ostello Cielo d’Alcamo entro e non oltre la giornata di oggi lunedì 5 agosto». A una settimana dall’occupazione della Funtanazza, gli attivisti hanno anche già presentato un un piano di uso civico dell’immobile abbandonato. «Uno sgombero significherebbe tornare a una condizione di abbandono che nuocerebbe alla salute sociale e comunitaria del luogo – lamentano stroncando sul nascere un potenziale avamposto di prevenzione degli incendi che continuano a colpire ogni anno questa riserva». Motivo per cui il gruppo è intenzionato a rimanere come presidio nel Bosco d’Alcamo e, per la mattina di domani ha organizzato una colazione condivisa a cui invita a partecipare la popolazione.

Dopo un devastante incendio nel 2012, si è costituito il coordinamento SalviAmo il Monte Bonifato. Manifestazioni, riunioni e tavoli tecnici che, tuttavia, hanno lasciato inascoltate da parte delle istituzioni le richieste da parte del gruppo. Prima tra tutte quella di riaprire lo spazio del bene pubblico attraverso l’affidamento temporaneo e non oneroso a una Ati di associazioni ambientaliste. «Vista l’inerzia istituzionale – spiega la docente Francesca Cassarà, portavoce di Muschio Ribelle – gli attivisti hanno deciso di riabitare la Funtanazza, per creare spazi e iniziative sociali che possano arricchire la comunità e migliorare la qualità della vita di tutti». Venerdì scorso, però, il Consorzio comunale di Trapani ha comunicato lo sgombero dell’ex ostello non solo per iscritto ma anche mandando sul posto un dipendente scortato dalle forze dell’ordine.

«In questo modo, l’ex provincia ha chiuso ogni tentativo di dialogo – affermano da Muschio Ribelle – per riaprire il bene comune della Funtanazza a uso civico». Uno spazio che gli attivisti vorrebbe rendere di nuovo fruibile e restituire alla comunità tramite la gestione da parte di un’assemblea pubblica dotata di un regolamento da istituire. «Questo – sottolineano – per fare in modo che ogni decisione venga presa nel rispetto della volontà popolare e dell’interesse comune perché riteniamo che questo luogo non possa essere strumentalizzato né confinato alle attività di una singola associazione. Crediamo, invece – concludono gli ambientalisti – che questo spazio debba essere gestito orizzontalmente dalla collettività che abita il territorio e se ne prende cura».


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