Boccadifalco, avviso shock a residenti Comune: «Dissesto, pericolo di morte»

«Gravi lesioni alle persone fino alla perdita di vite umane, oltre che danni funzionali o gravi agli edifici, infrastrutture, alle attività economiche e al patrimonio ambientale». È questo il contenuto a dir poco allarmante inviato nei mesi scorsi dal Comune a centinaia di cittadini che abitano sotto il costone montuoso di Boccadifalco, nella periferia sud della città, che la zona è a rischio «molto elevato» di dissesto, in cui sono possibili gravi refluenze: gravi lesioni alle persone fino alla perdita di vite umane, oltre che danni funzionali o gravi agli edifici, infrastrutture, alle attività economiche e al patrimonio ambientale». L’area è indicata R4, che definisce il rischio più alto; l’amministrazione cita studi effettuati dall’assessorato regionale al Territorio «nell’ultimo decennio». 

I toni della lettera, che alcuni residenti hanno ricevuto a fine marzo, sono allarmanti. «È necessario che ella e i suoi familiari – si legge – adottino modelli di comportamento che possano fare diminuire drasticamente il rischio per l’incolumità delle persone pur non potendo contestualmente salvaguardare i manufatti». Ma un gruppo di cittadini ha raccolto firme in calce a una petizione per chiedere al comune e alla Protezione civile interventi per la messa in sicurezza del costone. Il dirigente che ha firmato l’avviso, Sergio Maneri, dà dei suggerimenti di comportamento ai cittadini.

«Non utilizzare come camere da letto le stanze esposte sul versante di monte», e «in caso di rumore violento proveniente da monte solitamente si hanno a disposizione alcuni secondi utili per mettersi al riparo». «Pertanto – si legge nella lettera – se si è all’aperto, mettersi al sicuro dietro pareti che possano proteggere dalle schegge provocate dall’impatto col suolo dell’elemento in fase di crollo, e se si è in casa allontanarsi dalle stanze di monte per rifugiarsi nelle stanze lato valle, maggiormente protette». E ancora: «Alla presenza di eventi pluviometrici intensi accompagnati da fulmini ed elevata ventosità – scrive il dirigente – si consiglia di abbandonare i vani a ridosso del costone roccioso e a non transitare nei terrazzi, balconi ed aree esterne prospicienti il versante roccioso”.

Comunque, «in ogni caso al manifestarsi di ogni evento che potrebbe essere valutato come di presagio per un incipiente crollo, mettersi al riparo e possibilmente abbandonare la zona, dando avviso alle autorità preposte». «È poi fatto obbligo giuridico e morale – avverte il dirigente comunale – che ella e i suoi familiari adottino le precauzioni e informino chiunque risieda, sia abitualmente che occasionalmente nell’abitazione che occupa. Inoltre, quando si assiste a un evento di crollo segnalarlo alle autorità per effettuare le necessarie verifiche circa il rischio residuale derivante dall’evento, per l’adozione di opportuni provvedimenti anche di limitazione dell’area». 

Non si è fatta attendere la replica del Comune di Palermo, che ha parlato di normale attività dell’ufficio di Protezione civile, svolta anche per altre aree del territorio comunale, quali ad esempio, monte Gallo e Monte Pellegrino negli anni 2016 e 2017, dove sono stati apposti dei cartelli monitori e informata la popolazione». «Per l’area di Boccadifalco l’amministrazione comunale ha già realizzato opere per la mitigazione del rischio dovuto a frane da crollo di elementi rocciosi per un importo di 4,3 milioni di euro (lavoro ultimato e in fase di collaudo) coprendo buona parte del territorio interessato – aggiunge la nota – e impegnerà risorse, tramite il piano di sviluppo per la città di Palermo, che saranno gestite dal commissario straordinario delegato per gli interventi per il rischio idrogeologico. Tale intervento di completamento per la mitigazione del rischio ha un importo di 3,7 milioni di euro. Circa 35 milioni di euro, sempre attraverso il patto per lo sviluppo e tramite il commissario straordinario sono destinati alla restante parte del territorio comunale. Altri interventi per un importo pari a 58 milioni di euro, inseriti nella piattaforma R.e.n.d.i.s (Repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo) sono in attesa di finanziamento».


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