Traffico merci paralizzato al porto etneo per la protesta indetta dagli autotrasportatori. Chi prova a entrare, viene inseguito a fatto tornare indietro. Solo presidi al momento a Palermo e Termini Imerese. Guarda il video
Blocco dei porti, a Catania tra i duri della protesta Nel pomeriggio convocati tavoli a Roma e Palermo
La linea dura è passata solo a Catania. A Palermo e Termini Imerese si presidia in attesa delle risposte dai tavoli istituzionali. Messina è stata volutamente lasciata fuori al momento perché «non vogliamo creare disagi ai cittadini e alla circolazione delle auto». Gli autotrasportatori hanno iniziato alle sette di stamattina la protesta contro l’aumento dei noli marittimi, con i costi in crescita del 25 per cento per le ditte di trasporto, un’imposizione delle compagnie di navigazione che devono adeguarsi a indicazioni internazionali sulla riduzione dell’inquinamento.
«Dove va quello là?». All’ingresso sud del porto di Catania, all’altezza del faro Biscari, ci sono i duri della protesta. L’unico autista che prova a superare il blocco viene inseguito con un’auto e fatto tornare indietro. Sotto l’occhio della polizia, sono una decina i promotori della serrata: ci sono alcuni aderenti all’Aias – una delle sigle, insieme ad Aitras e Trasportounito, ad aver lanciato l’idea del blocco -, ci sono anche Mariano Ferro e Franco Crupi, del movimento dei Forconi. E c’è Salvo Fleres, ex deputato che ambisce a creare un nuovo unico partito sicilianista. Con loro gli attivisti dei gruppi Antudo e Comitato reddito casa lavoro. Diversa la situazione a Palermo, dove fino a metà mattinata uno sparuto gruppetto presidiava l’ingresso per i mezzi pesanti senza però bloccarli.
«Stamattina sono arrivato alle sette e mezza e sono stato bloccato, non ne sapevo niente». A Catania a bordo del suo camion, un autista non può fare altro che aspettare le indicazioni della società per cui lavora. Ma non condivide le ragioni della protesta. «Dovrei prendere un rimorchio nel porto, ma non mi fanno entrare – dice – non si può fare una cosa del genere, ma le autorità glielo permettono». Come lui, un gruppetto di autisti dipendenti della Nicolosi Trasporti attendono indicazioni. «Non me ne frega niente del blocco – spiega uno di loro – per avere un senso queste cose devono essere fatte su scala nazionale. Se eravamo francesi, allora sì… qui oggi ci sarebbero state diecimila persone».
Oggi pomeriggio al ministero dei Trasporti a Roma è stato convocato un tavolo per trovare delle soluzioni. «Ma non ci hanno convocato, chi è qua a manifestare non potrà partecipare a quella riunione», lamenta Giuseppe Richichi, leader dell’Aias. Nella sede di piazzale Porta Pia, in realtà, sono state chiamate tutte le sigle dell’autotrasporto iscritte all’albo del ministero. E tra queste c’è Trasportounito, tra i promotori della protesta. Sempre nel pomeriggio un altro incontro si terrà a Palermo, voluto dall’assessore regionale ai Trasporti Marco Falcone.
Al centro delle rivendicazioni non solo l’aumento dei costi sulle autostrade del mare, ma la modifica dell’incentivo Mare Bonus che, secondo gli autotrasportatori, «deve essere dato direttamente a noi e non agli armatori che non sono stati capaci di sfruttarlo per non farsi trovare impreparati a questa scadenza». Vogliono risposte a brevissimo termine anche sull’annoso problema dell’autostrada Palermo-Catania, interrotta in direzione del capoluogo etneo perché il viadotto Cannatello, quattro chilometri tra Ponte Cinque Archi e Resuttano, è a rischio crollo. «Non riusciamo più a fare andata e ritorno tra le due città nelle nove ore di lavoro, ci serve un doppio turno – protestano alcuni autisti – ci dirottano o su trazzere improponibili o sulla Palermo-Messina che oltre ad allungare di molto i tempi, raddoppia i costi visto che è l’autostrada più cara d’Italia».
Stamattina le navi in partenza da Catania sono rimaste ferme, ma per il futuro della protesta saranno decisive le prossime ore. «Il risultato minimo del tavolo a Roma – spiega a MeridioNews Maurizio Longo, di Trasportounito – è la cancellazione o il rinvio dell’aumento dei noli. Se lo otterremo, i blocchi cesseranno. E da lì si potrà ripartire per pianificare un nuovo sistema di incentivi».
(Il presidio all’entrata del porto di Palermo – foto di Antonio Melita)