Black cat, 23 Comuni ammessi come parte civile Sono solo 8 gli imprenditori che si sono costituiti

Rappresentati dallo studio legale del Centro Pio La Torre, i 23 Comuni dell’hinterland palermitano compreso nelle zone di Termini-Cefalù-Madonie sono stati ammessi come parte civile al processo denominato Black cat, scaturito dall’omonima operazione del maggio 2016. Durante l’udienza preliminare di oggi, il gup Fabrizio Anfuso ha ammesso la costituzione di parte civile anche dello stesso Centro antimafia, di Confcommercio, di Confesercenti e di Addiopizzo. Insieme a loro anche otto imprenditori vittime di estorsione che si sono costituiti parte civile. Escluse invece tre associazioni, tra cui la Caponnetto. All’udienza della prossima settimana a carico di 74 fra presunti boss dei mandamenti di Trabia e San Mauro Castelverde si saprà ufficialmente chi procederà col rito ordinario e chi invece deciderà per l’abbreviato. Anche se trapela già che la maggior parte degli imputati possa scegliere di farsi giudicare in abbreviato, fissato per fine maggio.

Il gup Anfuso ha spiegato, inoltre, le ragioni che lo hanno spinto all’ammissione di alcune associazioni: secondo il magistrato è necessario provare un’attività concreta dell’associazione. Sulla base di questo principio è stata accolta la richiesta dei 23 Comuni, rappresentati dai legali del Centro antimafia Ettore Barcellona e Francesco Cutraro, contro tutti gli imputati accusati di associazione mafiosa. Sono infatti anni che lo studio legale del Centro Pio La Torre, all’indomani di importanti operazioni antimafia come questa, contatta i Comuni coinvolti sollecitandone la costituzione, un modo per «dare un segnale alla collettività di estraneità e presa di distanza delle amministrazioni pubbliche rispetto a certi fatti», aveva detto l’avvocato Barcellona a MeridioNews.

Per i reati collegati all’attività estorsiva condotta dai clan, invece, il giudice ha fatto una scrematura in base ai territori in cui si erano verificate le richieste di pizzo. Strumento principale della mafia per fare soldi e provvedere alla sopravvivenza dei mandamenti. E in particolare di quelli smantellati con l’operazione Black cat, che ambivano a un ritorno al passato, attraverso intimidazioni, danneggiamenti e atti di violenza. L’obiettivo era quello di rimettere ai vertici delle varie famiglie i «cristiani all’antica», cioè i vecchi esponenti, e di tagliare fuori invece cani sciolti e giovani ritenuti poco affidabili. Ma i sogni di gloria sono presto svaniti. 


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Il gup Anfuso ha accolto la richiesta avanzata dai legali del Centro Pio La Torre, che rappresenta le amministrazioni pubbliche. Insieme a loro anche Addiopizzo, Confcommercio, Confesercenti e lo stesso Centro antimafia. Scrematura invece per i territori in cui si sono effettivamente verificate le richieste di pizzo

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