Vertice a Villa Niscemi tra il sindaco e le parti sociali. I dodici dipendenti sospesi per sei mesi potrebbero rientrare prima del previsto. Si cercano nuove risorse tramite prepensionamenti, incentivi all'esodo e collaborazioni con altri enti, Montevergini in primis
Biondo, Orlando incontra i sindacati Non ci sarà altra cassa integrazione
Vertice a Villa Niscemi tra il sindaco Leoluca Orlando e i sindacati del Teatro Biondo. Il primo cittadino ha cercato di rassicurare le parti sociali sul futuro dell’ente promettendo che non ci saranno altri provvedimenti di cassa integrazione e che anche i dodici dipendenti messi a riposo forzato per sei mesi con l’80 per cento dello stipendio potrebbero rientrare prima del previsto. A comunicarlo sono state le stesse parti sociali al termine del vertice.
L’obiettivo è sempre lo stesso: ottenere lo status di Teatro Nazionale e ricavare nuove economie dalla collaborazione con gli altri enti culturali, il Montevergini in primis, e da prepensionamenti e incentivi all’esodo, soluzione certamente preferita dai lavoratori rispetto agli ammortizzatori sociali. «L’Slc Cgil – si legge in una nota – ha ribadito al sindaco l’inutilità dell’ammortizzatore sociale, adottato ai danni di dodici lavoratori. Il provvedimento potrebbe durare meno di sei mesi. Il debito è talmente esiguo che non si capisce l’utilità di questa cassa integrazione, adottata senza un criterio – afferma il segretario Slc Cgil Palermo Maurizio Rosso -. Il sindaco in parte ha condiviso i nostri dubbi, per questo esprimiamo comunque un giudizio positivo dell’incontro. Ci ha promesso che non ci sarà nessun licenziamento, nessun altro lavoratore andrà in cassa integrazione e il fondo di integrazione salariale potrebbe avere una durata inferiore ai sei mesi. Il tutto è corroborato dal fatto che nel giro di una settimana il Comune verserà la sua quota di un milione e mezzo di finanziamenti per il 2016». «Noi chiediamo un piano industriale per i prossimi tre anni che dia un futuro al teatro – conclude Rosso -. L’idea è quella di ristrutturare il debito attraverso un mutuo con la garanzia dei soci, di Comune e Regione; fare ricorso all’esodo incentivato; puntare sulla collaborazione fra teatri».