Bilanci falsi al Comune, replica ex assessore «I rendiconti vengono dalle direzioni»

Nel mirino della Procura di Catania e della guardia di finanza sono finiti i bilanci del Comune di Catania tra il 2009 e il 2011. Falsificati, o quantomeno, aggiustati per evitare la dichiarazione di dissesto dell’ente. E’ questa l’ipotesi su cui si concentra l’indagine coordinata dal dal procuratore aggiunto Michelangelo Patanè e dal sostituto procuratore Alessia Minicò che si è conclusa con l’invio di 20 avvisi di garanzia per l’ex sindaco Raffaele Stancanelli, assessori delle sue giunte e un lungo elenco di dirigenti, tuttora a lavoro negli uffici di palazzo degli Elefanti. Roberto Bonaccorsi, attuale sindaco di Giarre, in questa vicenda ricopre un ruolo chiave, visto che è stato assessore al Bilancio e alle Partecipate dal 2010 fino alla fine della sindacatura Stancanelli. «Sono tranquillo perché il mio ruolo politico non ha inciso sulla formulazione del bilancio – spiega in una conferenza stampa convocata al municipio del Comune ionico – la giunta si limita a proporre al consiglio il rendiconto che viene dalle varie direzioni. Sia i revisori dei conti, sia lo stesso consiglio hanno dato parere positivo per i bilanci dei due anni in cui ero assessore».

La lista dei dirigenti indagati è lunga e include elementi chiave della macchina amministrativa del comune di Catania. Per sottolineare la differenza dei ruoli tra dirigenti e politici, Bonaccorsi fa riferimento alla recente decisione della Corte d’Appello di Catania che lo scorso aprile, nel processo per il buco di bilancio del comune per gli anni 2004 e 2005, ha condannato solo l’ex ragioniere capo Vincenzo Castorina. Rovesciando la sentenza di primo grado, sono stati assolti l’ex sindaco Umberto Scapagnini e tredici assessori delle sue giunte. In quel caso però anche in secondo grado fu riconosciuto che quei documenti contabili erano stati falsati per evitare il dissesto. Un quadro simile a quello che sembra delinearsi adesso per i bilanci dal 2009 al 2011, ma con una importante differenza. L’indagine sulla giunta Scapagnini era partita da un parere negativo dei revisori dei conti del Comune e da contestazioni della magistratura contabile. In questo caso invece il giudizio dei revisori è stato positivo. Così come quello del consiglio comunale.

«Se s’immagina che nel processo di formazione dei bilanci entri l’intera macchina politica, vorrei capire perché nelle indagini non compaiono altri nomi», aggiunge Bonaccorsi, che si riserva di rilasciare ulteriori spiegazioni dopo aver letto i documenti. «Mi dicono che si tratta di un faldone corposo che potrò avere solo tra qualche giorno». La Procura contesta residui attivi risalenti nel tempo e di dubbia esigibilità, per un importo complessivo di oltre 270 milioni di euro. E poi debiti fuori bilancio e senza coperture per oltre 78 milioni di euro, disallineamenti contabili per circa 34 milioni di euro tra i bilanci del Comune e quelli delle partecipate e circa 20 milioni di euro nell’ambito di voci di bilancio dalle quali non emergeva la loro natura di passività.

Per quanto riguarda i residui attivi, l’attuale sindaco di Giarre precisa che «le direzioni certificavano che quel credito era certo ed esigibile. Io – continua – non posso entrare nel merito, ma siccome il credito era vetusto e di riscossione lenta si è deciso di spostarli sul conto del Patrimonio. Un’operazione fatta in funzione di un accertamento straordinario dei residui che il legislatore ha previsto nel settembre del 2012, quando approvò la possibilità di fare i piani di riequilibrio. Un evento di carattere straordinario funzionale proprio al piano di riequilibrio. Anche Napoli, in quel momento, fece la stessa operazione per residui pari a 850 milioni di euro».

Anche sulle osservazioni che riguardano i conti delle partecipate, Bonaccorsi prende le distanze, sottolineando che «le aziende municipalizzate hanno un loro consiglio di amministrazione e un loro organo esecutivo che formula gli atti contabili. L’assessore – precisa – produce atti di indirizzo politico, non amministrativo e gestionale, lo dice la norma. Anzi, qualora avessi dato un imput di carattere gestionale avrei compiuto un atto illegittimo».

L’indagine e il possibile processo avranno ripercussioni sul piano di riequilibrio decennale del comune di Catania approvato un anno fa dalla Corte dei conti regionale? Bonaccorsi lo esclude, «perché – afferma – quello è un processo ormai chiuso positivamente».


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