Fra palermo e catania i problemi sono spesso simili. E come palermo, negli anni passati anche il capoluogo etneo ha conosciuto una stagione di speranza, in cui pareva che la città si fosse svegliata da un torpore che forse è nel dna della sicilia o che, più probabilmente, è leffetto di sciagurate politiche ultradecennali tese a mortificare i maggiori centri urbani dellisola. Fra i problemi più gravi che catania dovette affrontare agli inizi degli anni novanta cera in primis lemergenza mafia, con oltre cento morti ammazzati lanno e i colossi delledilizia in frantumi. Per migliaia di operai, lincubo della disoccupazione e di un futuro incerto, così come drammatica era la condizione del centro storico catanese, mentre in periferia il degrado e la mancanza di servizi erano allordine del giorno. Per i giovani non soltanto mancavano prospettive, ma anche i luoghi di aggregazione lasciavano a desiderare e il megacentro le ciminiere era ancora chiuso e soggetto alle scorribande di vandali e tossicodipendenti.
Bianco, Musumeci e la primavera di Catania
Fra Palermo e Catania i problemi sono spesso simili. E come Palermo, negli anni passati anche il capoluogo etneo ha conosciuto una stagione di speranza, in cui pareva che la città si fosse svegliata da un torpore che forse è nel Dna della Sicilia o che, più probabilmente, è leffetto di sciagurate politiche ultradecennali tese a mortificare i maggiori centri urbani dellIsola. Fra i problemi più gravi che Catania dovette affrontare agli inizi degli anni Novanta cera in primis lemergenza mafia, con oltre cento morti ammazzati lanno e i colossi delledilizia in frantumi. Per migliaia di operai, lincubo della disoccupazione e di un futuro incerto, così come drammatica era la condizione del centro storico catanese, mentre in periferia il degrado e la mancanza di servizi erano allordine del giorno. Per i giovani non soltanto mancavano prospettive, ma anche i luoghi di aggregazione lasciavano a desiderare e il megacentro Le Ciminiere era ancora chiuso e soggetto alle scorribande di vandali e tossicodipendenti.
In questo panorama desolato e desolante la politica era assente, o meglio, era ben presente con il suo bagaglio di clientele, promesse, voti comprati e con la cappa di una partitocrazia asfissiante. Praticamente, quello che si vive oggi in Sicilia, con parrucconi che fingono di amministrare le istituzioni per il bene dei cittadini, ma che in realtà coltivano solamente ed esclusivamente i propri orticelli, fautori spesso, troppo spesso, di alleanze e connivenze indegne per chi dovrebbe lavorare al servizio della propria comunità.
Eppure, proprio dalla politica e dalla spinta di una città stanca, ma fiera della propria storia e della propria dignità, è partito il cambiamento che trasformò Catania. È così, è bastato un decennio per capovolgere unimmagine di devastante degrado e trasformarla in un modello vincente nellimmaginario collettivo: due uomini, Enzo Bianco e Nello Musumeci, così diversi e così simili, in competizione tra di loro, rispettivamente, alla guida del Comune e della Provincia.
Con loro la città etnea ha conosciuto una seconda giovinezza. Con loro è nata la Primavera di Catania. Lomonimo libro del giornalista Carlo Lo Re, intitolato, appunto, La primavera di Catania e pubblicato da Bonanno Editore (pagg. 163, 13 euro), mette in luce una stagione di sogni e di profondi cambiamenti, che ha avuto come protagonisti Enzo Bianco e Nello Musumeci, due amministratori di sponde ideologiche e politiche opposte, alla guida rispettivamente del Comune e della Provincia catanese.
Enzo Bianco, già dirigente del Partito Repubblicano Italiano fino al 1984 e poi con il movimento referendario guidato da Mario Segni, è stato successivamente fra i leader della Margherita ed ora è un esponente di punta, ma dalle idee controcorrente, del Partito democratico.
Nello Musumeci, entrato in politica a quindici anni nella Giovane Italia e poi giovanissimo dirigente del Msi, Movimento sociale italiano, è stato deputato al parlamento europeo per Alleanza nazionale e, dopo le svolte e le svoltine del partito guidato da Fini, abbandona per protesta il centrodestra alle elezioni regionali del 2006, quando An appoggiò la ricandidatura di Totò Cuffaro a presidente della Regione. È attualmente vicesegretario nazionale de La Destra, di cui è stato uno dei fondatori.
Questo libro – sottolinea Carlo Lo Re – è scritto sul filo della memoria, anche e soprattutto altrui e non ha la pretesa di rappresentare unanalisi sociopolitica degli anni trattati. Lidea mi è banalmente venuta, constatando insieme ad alcuni amici e colleghi giornalisti lo stato di Catania negli ultimi cinque anni almeno. E così, è emerso il desiderio di ragionare su una stagione assai positiva, vissuta dalla città e dalla sua provincia negli anni novanta: la cosiddetta Primavera catanese, come lhanno battezzata i giornalisti.
Ho voluto raccontare – aggiunge Lo Re – il periodo di emersione dagli anni bui degli attentati mafiosi e di rinascita della società etnea e del suo tradizionale spirito dimpresa. Sostanzialmente, il periodo che va dal 1993 al 2003: un decennio in cui Catania ha mutato volto, mostrando a tutti che cambiare è sempre possibile; una decina danni in cui due uomini, Enzo Bianco e nello Musumeci, hanno dato fondo a tutte le loro energie per trasformare quella realtà, al di là della propria provenienza politica.
Carlo Lo Re (Catania, 1968), giornalista e saggista, è esperto di politica estera e terrorismo internazionale. Rientrato da qualche anno in Sicilia dopo un quasi ventennale tour d’Italia e d’Europa, vive nel capoluogo etneo, dove si occupa di economia e comunicazione. Ha pubblicato La destra eversiva (Solfanelli, Chieti, 1994), La strategia della tensione in Italia e in Europa (Edizioni Associate, Roma, 1998), La questione nord-irlandese (Pellicani, Roma, 2000), LIntelligence americana (insieme ad Alberto Castelvecchi e Francesco Zardo, Cooper & Castelvecchi, Roma, 2002), Dies Iraq (Cooper & Castelvecchi, Roma, 2003), Il Governo del mondo (Cooper & Castelvecchi, Roma, 2003) e John Kerry (Castelvecchi, Roma, 2004).