Benvenuti all’Università Telematica: qui più si spende, migliore è il tutor

La replica dell’Unisu: “Nessun conflitto d’interesse: la sfera economica non interferisce con la didattica”. Il rettore minaccia le dimissioni e l’imbarazzo dei docenti: molti sono scomparsi dagli organigrammi.

ROMA – L’obiettivo, come recita l’home page del sito, è di quelli ambiziosi: “Se è vero che ogni generazione ha bisogno della sua rivoluzione, come sosteneva Thomas Jefferson, forse quella attuale ha bisogno di una rivoluzione particolare: quella dell’apprendimento”. Benvenuti nell’Università Telematica delle Scienze Umane, l’ateneo privato legalmente riconosciuto nella scorsa legislatura dal Miur, una delle dodici università virtuali del nostro Paese.

Quattro corsi di laurea, un corpo docente di grande livello e una particolarità: quella di essere il primo ateneo italiano ad avere un forte legame con un istituto privato che si occupa di preparazione agli esami universitari. Pochi sanno infatti – a quanto pare nemmeno i vertici accademici del neonato ateneo, rettore compreso che adesso minaccia di dimettersi – che uno dei principali promotori finanziari dell’Università delle Scienze Umane, raggruppati nel “Consorzio delle Scienze Umane”, altro che non è che la cooperativa Edizioni Winner, società legata ad Universitalia, uno dei più reclamizzati istituti privati per la preparazione agli esami universitari.

Particolarità questa che tra attività di tutoraggio, utilizzo degli spazi e gestione delle risorse fa emergere all’interno della nuova università telematica un gigantesco conflitto d’interessi, incredibilmente sfuggito sia al Comitato per la valutazione del sistema universitario che al Cun, che in primavera avevano dato il via libera.

L’affare dei tutor. Come si può leggere dal sito dell’ateneo (www.unisu.it) e dai numerosi volantini che hanno invaso le più grandi città italiane, il punto di forza della nuova università riguarderebbe il modo di fare didattica. Accanto alla modalità ormai tradizionale di svolgere lezioni per gli atenei telematici (lezioni sul web in diretta o in modalità off line, possibilità di scaricare direttamente dal portale dell’ateneo appunti, tesine e materiale delle lezioni) la Unisu offre due diversi servizi di tutoraggio. In pratica, lo studente al momento dell’iscrizione ad uno dei quattro corsi di laurea dell’ateneo (Giurisprudenza, Economia, Scienze Politiche e Scienze della Formazione) può scegliere se avvalersi del servizio di tutoraggio standard oppure optare per una soluzione diversa. La differenza tra le due offerte è sì di prezzo (2000 euro per il servizio standard, dai 5000 ai 9000 per quello aggiuntivo) ma soprattutto di sostanza.

Più si spende, più servizi si acquistano. Così, se pagando 2000 euro si ha diritto soltanto ad una assistenza on line di tipo tecnica e ad una didattica tramite un rapporto epistolare tramite mail, spendendo qualche migliaio di euro in più l’Unisu mette a disposizione dei propri iscritti un esercito di tutor “specializzati”.

Spetterà allo studente poi decidere se interagire con lui in videoconferenza insieme ad altri 10 colleghi (5500 euro) oppure instaurare con lui un rapporto molto più personale (9000 euro), con incontri e lezioni dal vivo in uno dei tanti “poli didattici remoti” sparsi per l’Italia. Niente di sconvolgente insomma, visto che molte università private già offrono questi servizi, se non fosse che sul tema del tutoraggio per la Unisu si apre un evidente conflitto di interessi a causa della convivenza economica, sociale e logistica con Universitalia. Che, guarda caso, per mestiere offre proprio assistenza didattica ai suoi clienti.

Conflitti e contaminazioni. “Si è vero, all’interno del Consorzio delle Scienze Umane è presente anche Univerisitalia tramite Edizioni Winner – si difende Alessandra Scarafiotti, responsabile della comunicazione dell’Unisu – ma l’ipotesi di un conflitto d’interessi non esiste perché all’interno della nuova università non ci sarà nessun collegamento tra la sfera economica e quella didattica. Certo non posso escludere che qualche nostro studente, autonomamente, possa rivolgersi ad Universitalia per la preparazione di un esame, così come accade del resto in tutti gli atenei d’Italia”.

Peccato però che nessuna delle altre 77 università italiane dipenda economicamente ed in maniera così diretta da Universitalia o da un qualsiasi altro istituto privato del ramo. “Questo non significa nulla – prosegue la responsabile – La Luiss, solo per fare un esempio, è un ateneo prestigioso anche se tutti sanno che è l’università di Confindustria. Universitalia ha un ruolo solo economico all’interno dell’Unisu, che invece è formata da docenti prestigiosi che hanno creduto e scommesso in questo progetto”. Ma le contaminazioni tra l’Unisu e Universitalia non riguardano solo la didattica, ma interessano anche uomini e strutture.

La sede del nuovo ateneo in zona San Giovanni, infatti, è una delle sedi storiche di Universitalia, dove ancora oggi l’istituto per la preparazione agli esami universitari continua a ricevere i suoi clienti e a svolgere la sua attività. “E’ una soluzione temporanea – conclude la responsabile della comunicazione dell’ateneo virtuale – e sono sicura che presto Universitalia abbandonerà la nostra sede”.

L’imbarazzo dei docenti. Ma come è possibile che nessuno fosse a conoscenza di questa particolarità dell’Unisu? A sentire il professor Giuseppe Castorina, ordinario di Lingua Inglese e traduzione presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università La Sapienza di Roma, presidente del comitato tecnico organizzatore dell’ateneo nonché rettore in pectore dell’Università delle Scienze Umane, anche il corpo docente era all’oscuro di tutto. “Sapevo che Winner fosse tra i finanziatori del Consorzio – ha detto in una intervista rilasciata al mensile de Il Corriere dell’Università e del Lavoro – ma non che Winner fosse anche Universitalia.
Il conflitto d’interessi? Indubbiamente la situazione è equivoca. Ma se è vero che ci sono questi legami tra Universitalia e la nostra università, ritengo senz’altro che vadano sciolti. La sfera didattica e quella economica comunque sono due cose del tutto diverse. Quello che posso dire è che eviteremo ingerenze da parte del Consorzio. E poi il mio interesse a questa iniziativa è solo e soltanto scientifico. Se c’è un conflitto di interessi, potrei sempre decidere di abbandonare questa iniziativa in cui credo. O, semplicemente, decidere di andare avanti da solo insieme ai miei colleghi visto che abbiamo dei docenti validi, le iscrizioni e tutte le autorizzazione da parte del Ministero. L’università può sopravvivere anche senza il Consorzio”.

La rivoluzione può attendere. Peccato però che dopo il nostro interessamento al caso, l’organigramma e i nomi dei componenti del comitato tecnico organizzatore che fino a poco tempo fa rappresentavano “il fiore all’occhiello dell’ateneo”, siano letteralmente scomparsi dal sito per cause ancore non chiare. Tutto però fa supporre ad un ripensamento di alcuni docenti che avevano aderito all’iniziativa, tra cui ordinari di altri atenei italiani sia pubblici che privati, e che adesso prima di aderire all’iniziativa vogliono vederci chiaro. Adesso tocca al ministro Mussi, che solo qualche settimana fa aveva annunciato di aver già congelato tutte le nuove richieste di istituzioni di atenei telematici e di voler avviare a breve un’indagine su tutte quelle approvate sul finire della passata legislatura. Tra cui potrebbe entrare proprio l’Università delle Scienze Umane, che ha ottenuto il decreto d’istituzione con firma dell’ex ministro Moratti, soltanto lo scorso 10 maggio. Appena sette giorni prima del cambio ai vertici del Miur.

(Repubblica.it – 18 settembre 2006)

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