«Quello che davvero ci preoccupa è la gestione dei beni culturali a profitto delle clientele politiche, tramite direttori-manager». Si esprimono così diverse associazioni siciliane dopo il disegno di legge presentato dai deputati di Fratelli d’Italia all’Ars che punta a bandire nuovi concorsi per trovare dirigenti esterni di musei e parchi archeologici siciliani. «Invece di affidarli agli archeologi e agli storici dell’arte superspecializzati, in servizio da diciotto anni nei ruoli direttivi della Regione, e nonostante la Corte dei Conti abbia più volte rilevato l’esubero persistente dei dirigenti attualmente in servizio», sottolineano in una nota la Confederazione italiana archeologi, Italia Nostra, istituto Ranuccio Bianchi Bandinelli, Memoria e futuro, Emergenza cultura. Una prassi che, secondo esperti e attivisti, non sarebbe solo uno spreco di risorse, ma anche un modo da parte della politica per allungare le mani sulle bellezze siciliane. Favorita da procedure di selezione discrezionali.
«La cosa che più ci preoccupa è l’idea di una gestione privatizzata a profitto delle clientele politiche da parte di questi direttori-manager – continua la nota – che verranno scelti da una commissione sulla base di non ben precisate “esperienze di promozione turistica” e del “piano strategico di gestione” presentato». Con il rischio, spiegano, di trovarsi davanti a direttori «incompetenti sui beni culturali di cui hanno la gestione. Inesperienza che potrebbero condividere con la stessa commissione che li sceglierà, «come quella Anfiteatro Sicilia che ha approvato, senza neanche il parere di archeologi e restauratori, il programma sconsiderato di 14 spettacoli rock nel teatro greco di Siracusa».
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