Una controversia giudiziaria che va avanti da anni tra alcuni enti pubblici e la società che gestisce il botteghino del teatro antico di Taormina e altri siti siciliani. Azienda adesso condannata in Appello e che, secondo la Corte dei conti, non avrebbe versato a Comuni e Regione le percentuali spettanti per legge
Beni culturali, 19 milioni a Regione e Comuni Novamusa dovrà restituire gli incassi dei biglietti
La Corte dei conti dà ragione ai Comuni e alla Regione siciliana. E condanna nuovamente Novamusa, ex ente gestore del teatro antico di Taormina e di altri siti culturali dell’isola, a risarcire per danno erariale quasi 19 milioni di euro. Una cifra da ripartire tra la Regione e i Comuni interessati, che non avrebbero ricevuto gli introiti della vendita dei biglietti, trattenuti dalla società.
Viene così confermato in Appello l’esito del giudizio di primo grado, con il dispositivo che prevede un risarcimento di 16 milioni alla Regione Siciliana, 965mila euro al Comune di Taormina e altre somme ai Comuni di Siracusa (957mila euro), Segesta-Calatafimi (415mila euro), Marsala (54mila euro) e Castelvetrano (391mila euro). Soldi che riguardano gli incassi per le visite nei siti archeologici siciliani che, secondo i giudici e i ricorrenti, sono rimasti nelle casse della società incaricata di occuparsi del servizio di biglietteria.
La storia parte nel 2003, quando l’assessorato ai Beni culturali incarica una Ati, associazione temporanea d’imprese, comprendente Novamusa Valdemone, Novamusa Val di Mazara e Novamusa Val di Noto di occuparsi degli incassi del teatro antico di Taormina, delle aree archeologiche di Segesta e Selinunte, del museo Paolo Orsi e del parco di Neapolis a Siracusa. Negli anni successivi iniziano i problemi con i Comuni che lamentano i mancati versamenti delle somme spettanti.
Taormina in particolare inizia subito un braccio di ferro per il 30 per cento dei proventi del teatro antico. Controversia che si trascina per un decennio e che ancora adesso vede, appunto, la Perla dello Jonio tra le parti che si sono costituite nel giudizio promosso dalla Regione contro Novamusa. La società adesso sarà chiamata a risarcire le somme. Dal 2013, intanto, i beni culturali tornano sotto il pieno controllo della Regione che prende in mano in via diretta la gestione dei relativi servizi di biglietteria.
Nel mirino della Regione finisce la gestione di biglietteria, bookshop e servizi di ristoro. Ai concessionari infatti spetta il 10 per cento degli incassi, il 30 per cento, per legge, va ai Comuni sul cui territorio ricade il bene archeologico, mentre tutto il resto deve essere trasferito alla Regione. Il legale rappresentante di Novamusa si difende sostenendo di avere già restituito 14 milioni, mentre altri 19 li avrebbe trattenuti a titolo di compensazione per alcuni lavori eseguiti di tasca propria nei siti. Stessa tesi sostenuta dai difensori di Novamusa davanti alla Corte dei Conti.
La vicenda ha creato, tra l’altro, seri problemi alle casse dei Comuni. Come nel caso di Taormina, che si trova a fronteggiare il serio rischio del dissesto finanziario. Una delle criticità sollevate dalla Corte dei Conti all’ente locale riguarda infatti la mancata riscossione dei proventi del teatro antico, su cui il Comune messinese vanta anche tre milioni e mezzo dalla Regione per il secondo semestre 2014 e l’intero anno 2015.