Beni confiscati, bimbi audiolesi in via Anapo Liuzzo: «L’ho ristrutturata a mie spese»

Un ambiente accogliente, colorato e a misura di bambino. Oggi appare così l’immobile al piano terra di via Anapo 18 a Catania, che nel 1986 è stato confiscato al boss Benedetto Santapaola. Prima di diventare la sede dell’associazione per bambini sordi CtFiadda (Federazione Italiana per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi) Onlus nel 2009, è stato per anni chiuso e poi usato come deposito di schede elettorali dal Comune di Catania, che lo ha avuto assegnato nel 1999. Solo da poco è funzionante e accoglie i bambini che necessitano di riabilitazione in seguito all’impianto cocleare. Per realizzare il suo obiettivo, infatti, il presidente dell’associazione, Giuliana Liuzzo, ha dovuto ristrutturarlo a sue spese e con l’aiuto di amici e sostenitori.

La Liuzzo, che ha fondato l’associazione spinta dal desiderio di offrire servizi ai bambini audiolesi e alle loro famiglie – ha una figlia di 11 anni con un impianto acustico in entrambe le orecchie – è stata una dei primi a Catania a fare richiesta per l’utilizzo di un bene confiscato alla mafia: nel 2007 con una lettera indirizzata all’allora sindaco di Catania Umberto Scapagnini. Dopo due anni di attesa le è stato assegnato, ma in condizioni tali da non essere utilizzabile.

«È un sistema che non funziona: il Comune assegna i beni, ma non ha i soldi per renderli fruibili», afferma la fondatrice di CtFiadda. L’associazione è stata, quindi, costretta a operare in un’altra sede, pagando 800 euro di affitto al mese, oltre alle 35 euro di condominio per l’appartamento di via Anapo.

Eppure, per il bene era stato stanziato un finanziamento, ma i lavori non sono mai iniziati. «Alla fine ho deciso di ristrutturarlo a mie spese», dice la Liuzzo, che per mettere a norma la sede ha speso «circa trentamila euro», dichiara. Per farsi un’idea su com’era prima basta guardare l’immobile di fronte, anch’esso confiscato a Nitto Santapaola.

Adesso, l’unica associazione a Catania che offre assistenza ai bambini impiantati di coclea apre la sua sede tutti i pomeriggi dal lunedì al venerdì dalle 15.30 alle 19.30.  Gli studenti universitari possono fare richiesta di stage al suo interno ed è una Onlus accreditata alla Provincia. «Riceviamo dall’ente 600 euro per ogni bambino che può usufruire del servizio e cioè solo chi ha diritto all’esenzione – spiega il presidente – Paradossalmente, chi è impiantato recupera l’udito e può essere seguito gratuitamente, mentre per chi ha una sordità borderline la riabilitazione è più gravosa, perché per legge non è esente», aggiunge.

I problemi per l’associazione, però, non sembrano finiti: «Adesso dopo il Commissariamento della Provincia stanno bloccando i fondi», dichiara la Liuzzo, che teme che si vedrà costretta a sospendere il servizio delle operatrici. Per scongiurare questo rischio spera nell’apertura a breve dei Por (Programmi operativi regionali): «Vado periodicamente al Comune per sollecitarli a presentare le domande», confessa.


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L'associazione etnea che offre servizi di riabilitazione per i bambini sordi che hanno ricevuto un impianto cocleare è assegnataria dal 2009 di un immobile in via Anapo 18, confiscato al boss Nitto Santapaola nel 1986. Ma per farlo diventare una sede funzionante, dopo anni di battaglie, il presidente Giuliana Liuzzo ha dovuto ristrutturarlo a spese sue e dei suoi amici e sostenitori

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