Beni confiscati, i timori di Seminara «Clima che espone mia famiglia a rischi»

Un invito alla moderazione e alla responsabilità. L’appello è dell’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, amministratore giudiziario coinvolto nell’inchiesta della Procura di Caltanissetta che indaga sulla gestione dei beni confiscati del Tribunale di Palermo. Una richiesta rivolta a tutto il mondo dell’informazione ma, in particolare, al settimanale l’Espresso che domani sarà in edicola con una inchiesta sulle parcelle di gestori e coadiutori di beni sequestrati alla mafia. «Il clima che si sta creando intorno alla mia persona – si legge nella nota di Cappellano Seminara – tramite la diffusione di notizie false e non verificate, espone me e la mia famiglia a gravi rischi. Ritengo quindi necessario richiamare tutti a senso di responsabilità e alla moderazione». 

Per circa 3 anni di operato in qualità di amministratore giudiziario e circa 1 anno di attività del organismo esterno di vigilanza, controllo e/o garanzia di Calcestruzzi Spa, Cappellano Seminara spiega di avere ricevuto compensi per complessivi 1.906.250,01 di euro. «Tale ammontare – prosegue – è in linea con il solo costo aziendale complessivo, all’epoca 604.000/anno euro, incluse indennità e contributi precedentemente sostenuto da Calcestruzzi Spa per l’amministratore delegato Mario Colombini in carica prima dell’ordinanza di sequestro preventivo da parte del tribunale di Caltanissetta» continua Cappellano Seminara che era anche unico rappresentate legale, oltre che di Calcestruzzi, anche di altre 5 società controllate. 

«L’istanza di liquidazione presentata dal’avv. Cappellano Seminara al giudice del Tribunale di Caltanissetta in data 23 giugno 2011 calcolata sulla base delle tariffe pre concordate al netto di quanto già percepito e inclusiva del lavoro svolto nei quasi 4 anni (e non 200 giorni come pretestuosamente asserito) dal team dell’amministrazione giudiziaria impegnato in azienda e composto da 18 professionisti è stato di euro 10.245.819,49 euro – si legge ancora nella nota – A fronte del rifiuto del presidente del Tribunale di autorizzare tale liquidazione, l’avvocato Cappellano Seminara ha proposto impugnazione avverso il provvedimento del Tribunale di Caltanissetta e la causa ha superato due gradi di giudizio ed è ora in attesa di quello della Cassazione. È quindi falso dire che il ricorso in Cassazione è stato proposto dal Gruppo Italcementi. È quindi falso asserire che l’avv. Cappellano Seminara ha chiesto una liquidazione di 18 milioni per il lavoro svolto». 

Un richiamo, infine, a tutta la stampa: «La delicatezza della vicenda imporrebbe un controllo e un’analisi scrupolosa delle informazioni – conclude – Siamo invece in presenza di una campagna orchestrata per screditare il lavoro che da oltre 30 anni svolgo in prima linea nella gestione dei beni sottratti alla mafia. Certo sarebbe anche opportuno chiedersi a chi giova tutto questo».


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