Da hotel di lusso confiscato alla mafia a simbolo di impegno collettivo dei lavoratori. Potrebbe essere questa la storia a lieto fine del Sigonella Inn. La struttura ricettiva che si trova nel territorio di Motta Sant’Anastasia, non distanza dalla base aerea americana, è stata confiscata definitivamente nel 2016 all’avvocato Placido Aiello. Genero del cavaliere del lavoro Gaetano Graci, uno dei quattro che il giornalista Pippo Fava considerò fautori dell’apocalisse mafiosa, Aiello proprio insieme a lui è stato arrestato negli anni Novanta – nell’ambito dell’operazione Sagittario – con la pesante accusa di essere stato a disposizione della famiglia del boss Nitto Santapaola. Da sette anni, l’hotel è gestito dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc). Adesso, dodici dei diciotto lavoratori che erano stati dipendenti hanno creato una cooperativa (la Sigonella Inn società cooperativa per azioni) e chiedono la struttura in comodato d’uso gratuito. «La speranza – spiega a MeridioNews Giuseppe Celeste che a 36 anni è stato scelto per essere il presidente della cooperativa – è che l’agenzia ci risponda in poco tempo perché abbiamo delle belle idee per rilanciarlo e tanta voglia di lavorare per metterle in pratica».
Un percorso lungo e tortuoso quello che i lavoratori del Sigonella Inn hanno dovuto affrontare finora. Con l’arrivo dei tre commissari nominati dall’Anbsc, i dipendenti sono stati prima licenziati e poi, mano mano, richiamati a partire dal 2017. Tra indennità di disoccupazione che si assottiglia sempre di più, decidono di mettersi insieme per portare avanti la loro idea di gestione del bene tolto alla mafia. E, in questo percorso, non sono stati soli. Ad accompagnarli ci sono la Filcams Cgil di Catania e la Lega Coop Sicilia. «Siamo al loro fianco in questo sogno di legalità – dice al nostro giornale il segretario generale della Filcams Davide Foti – Adesso manca solo quest’ultimo tassello dell’approvazione del progetto da parte dell’agenzia». Un progetto dotato, come vogliono le regole, di Piano industriale, innovazioni per i servizi futuri e garanzie per l’occupazione. «In questi anni, gli aspiranti proprietari – ci tiene a sottolineare il sindacalista – hanno continuato a lavorare, ciascuno con le proprie mansioni legate al settore turismo».
Dal cuoco ai camerieri, dall’amministrativo all’addetto alla reception fino al responsabile dell’organizzazione. «Ognuno di noi ha continuato a portare avanti il proprio lavoro riconoscendone anche il valore sociale – aggiunge Celeste – Fino a quando nel dicembre del 2022 abbiamo dato vita alla cooperativa. Un’idea che, in realtà, ci era venuta già subito dopo la confisca dell’albergo. Del resto, gestivamo già autonomamente tutto noi prendendoci anche la responsabilità di decisioni importanti». Così, l’unione tra il gruppo di lavoratori si è cementata e quella che era solo un’idea è diventato un progetto concreto. «Adesso – conclude il presidente della cooperativa – speriamo solo che a breve ci consegnino le chiavi della struttura per continuare, con l’entusiasmo e la determinazione che ci ha contraddistinti in questi anni, a realizzare il nostro sogno». Un sogno che non è solo privato ma anche collettivo: trasformare un luogo simbolo degli affari della mafia in segno del riscatto di una comunità che passa per un gruppo di lavoratori ispirati anche dalla storia rivoluzionaria di Geotrans.
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