Avrebbe sequestrato la moglie in auto per ore, provando anche a violentarla, dopo che insieme erano andati da un avvocato per separarsi. A denunciare tutto ai carabinieri di Belpasso è stato il padre della vittima con cui la donna è riuscita a mettersi in contatto con il cellulare. I militari di Paternò hanno arrestato un […]
Belpasso: picchiata, violentata e sequestrata dal marito da cui si sta separando
Avrebbe sequestrato la moglie in auto per ore, provando anche a violentarla, dopo che insieme erano andati da un avvocato per separarsi. A denunciare tutto ai carabinieri di Belpasso è stato il padre della vittima con cui la donna è riuscita a mettersi in contatto con il cellulare. I militari di Paternò hanno arrestato un 37enne tossicodipendente per maltrattamenti, atti persecutori, violenza sessuale e sequestro di persona aggravati. Gli accertamenti tramite il Gps hanno permesso di ricostruire gli spostamenti in macchina: l’uomo sarebbe andato a Catania per comprare crack da consumare nella zona della Playa. Poi, tenendo sequestrata la moglie 33enne, si è diretto verso Camporotondo Etneo dove è stato rintracciato dai carabinieri.
La donna ha poi raccontato ai militari di avere conosciuto l’uomo nel 2009 e di avere iniziato con lui, due anni dopo, una convivenza a casa dei suoceri a Ragalna. La donna ha denunciato di essere stata privata della propria libertà e della propria indipendenza economica, sin da subito, nonostante fosse lei a svolgere anche contemporaneamente tre lavori. Alla vittima sarebbe persino stato impedito di lavarsi con l’acqua calda per ridurre i consumi di gas, e sarebbe stata costretta a chiedere i soldi per acquistare qualsiasi cosa, anche gli assorbenti nei periodi di ciclo mestruale. A ogni rientro dopo la spesa, la donna sarebbe stata costretta a mostrare lo scontrino. Priva anche dalle libertà di frequentare parenti e amici, tanto che quando il padre è andato a trovarla a casa dei suoceri per accertarsi delle sue condizioni, è stato malmenato dal 37enne. Nei rari casi in cui alla donna sarebbe stato concesso di andare al mare con i genitori, al rientro l’uomo le avrebbe controllato i segni dell’abbronzatura per verificare che avesse indossato il costume da bagno.
Nel 2015 i due si sono sposati e si sono trasferiti a casa dei genitori della donna a Belpasso, vivendo solo una breve parentesi in provincia di Como (in Lombardia), nel periodo del Covid. La situazione sarebbe peggiorata nel momento in cui la donna ha scoperto che l’uomo era un assiduo consumatore di droghe, cocaina e crack nello specifico. L’incessante bisogno di soldi lo avrebbe portato a fare qualsiasi cosa, anche commettere furti, pur di procurarsi il denaro utile per acquistare stupefacente. Una volta ha addirittura pensato di vendere il corpo della propria compagna a sconosciuti. Un’idea abbandonata solo quando la vittima gli ha promesso di cedergli dei suoi risparmi nascosti. Vessazioni quotidiane e aggressioni verbali: «Scupina, sei buona solo a futtiri e forse manco a quello». La donna sarebbe anche stata strattonata, sbattuta al muro, bruciata con l’accendino, abusata sessualmente e, in un’occasione, il marito le ha anche puntato il coltello da cucina contro. In un periodo in cui non sarebbero riusciti ad avere un figlio, l’uomo l’avrebbe anche insultata chiamandola «mula». Anche durante la gravidanza, il comportamento dell’uomo non sarebbe cambiato, al punto che dopo il parto l’avrebbe lasciata da sola in ospedale.
L’aggressività del 37enne non si è placata nemmeno con la nascita della figlia. Anche davanti alla bambina, infatti, si sono verificati episodi d violenza: in un’occasione l’uomo ha picchiato ripetutamente e senza motivo il loro animale domestico, un pitbull regalato dalla donna alla bambina, arrivando addirittura a farlo sparire. In tutto il corso della relazione la donna è arrivata a perdere 13 chili e ad avere pensieri autolesionistici. L’uomo, che è arrivato persino a minacciare la donna e i suoi familiari dicendo che li avrebbe distrutti e avrebbe tolto la bambina, è stato arrestato dai carabinieri e portato nel carcere di piazza Lanza a Catania.