I fratelli Alfio e Luigi Platania (rispettivamente 37 e 41 anni) sono accusati dalla procura di Catania di riciclaggio. Sono coinvolti nell'inchiesta The band perché società a loro riconducibili avrebbero partecipato al giro di denaro proveniente dal conservatorio. Per loro sono scattati i domiciliari
Bellini, nell’inchiesta anche dipendenti Pubbliservizi La casa pagata la metà e il sequestro da 1,7 milioni
Fratelli, dipendenti della società partecipata della Città metropolitana Pubbliservizi e imprenditori. Alfio (37 anni) e Luigi Platania (41 anni) condividono non solo l’indirizzo di residenza ma anche l’accusa di riciclaggio formulata nei loro confronti dalla procura di Catania nell’ambito dell’inchiesta The band sull’istituto musicale Vincenzo Bellini di Catania. Il primo – come indicato tuttora sul sito web della società controllata dalla ex provincia – è responsabile del servizio di prevenzione e protezione, in altre parole la sicurezza sul luogo di lavoro; il secondo è invece tra i referenti della direzione tecnica, competente in diverse materie tra cui rischio idrogeologico, controllo del territorio e viabilità. L’uno e l’altro agli arresti domiciliari perché, si legge nell’ordinanza, «viene ritenuta la sussistenza del concreto e attuale pericolo di reiterazione di fatti dello stesso genere di quelli per cui si procede».
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Alfio Platania controlla due delle aziende che secondo i magistrati etnei venivano utilizzate per ripulire i fondi che uscivano dalle casse dell’istituto musicale, in assenza di un corrispettivo in beni o servizi. Nella sua veste di titolare della ditta New light, tra il dicembre 2014 e il febbraio 2016 il 37enne riceverebbe 15 bonifici dal Bellini per una cifra complessiva di 344mila euro. Poi, nello stesso giorno dell’accreditamento delle somme o in quelli immediatamente successivi, avrebbe effettuato un rosario di operazioni bancarie come prelievi di contante, emissioni di assegni o bonifici e giroconti, in tagli medio piccoli (da 900 a duemila euro euro), in favore del fratello Luigi e della stessa azienda.
Un meccanismo dettagliatamente documentato dal fascicolo dell’inchiesta, che viene replicato anche con una seconda società di cui Alfio sarebbe titolare, Angolo della luce srl in liquidazione, che tra il 2012 e il 2014 incasserebbe dal conservatorio 13 bonifici per poco più di 300mila euro. Dal canto suo, Luigi Platania sarebbe destinatario di somme in uscita da altre società come Securitas srl unipersonale, di Salvatore Lombardi, indagato per riciclaggio, e da Impresa di costruzioni edili di Casimiro Vitale, altro indagato per lo stesso reato. In questi due casi sono coinvolte anche le mogli, indagate ma non sottoposte a misura cautelare. Le consorti figurerebbero nell’elenco delle persone che ricevevano somme di denaro da Securitas e Impresa di costruzioni edili.
Ma c’è di più. Secondo i pm, contatti telefonici intercettati dalla guardia di finanza testimonierebbero i legami dei Platania con Antonio Fabio Marco e Giuseppa Agata Carrubba, due dei quattro membri della famiglia della consigliera comunale Erika Marco finiti al centro dell’inchiesta. Come scrivono i magistrati, un accertamento patrimoniale dimostrerebbe che il 30 giugno 2016 Luigi Platania avrebbe acquistato un immobile – ancora da identificare – da Giuseppa Carrubba, «ad un prezzo dichiarato inferiore di circa la metà rispetto al reale valore del bene». Assieme alle mogli, Luigi e Alfio Platania sono destinatari di un sequestro per equivalente che nel complesso supera la cifra di un milione e 700mila euro. A Luigi verranno congelati 845mila euro, ad Alfio poco meno: 736mila euro.