Barriere antiterrorismo imbrattate da Casapound Antirazzisti: «Oltraggio alle vittime di Barcellona»

«Invece delle strade chiudiamo le frontiere». Mentre il Comune pensa a come abbellire le barriere antiterrorismo e lancia un invito a writers e street artist, c’è chi è arrivato prima. Sono i cosiddetti fascisti del terzo millennio, vale a dire gli esponenti di Casapound, che nella nottata di ieri hanno imbrattato i blocchi di cemento che hanno fatto la propria comparsa all’incrocio tra via Cavour e via Maqueda a pochi giorni dell’attentato di Barcellona. E dire che le barriere sono in pieno centro, di fronte al teatro Massimo, e dovrebbero essere l’emblema della sicurezza da garantire: invece sono state troppo facilmente deturpate. 

Le scritte sono state appena rimosse dagli operai della Reset. Il Comune informa che da domani inizierà la collocazione di vasi con piante per ridurre l’impatto visivo dei blocchi. «Mai il termine “pulitura” fu più appropriato – ha detto il sindaco Orlando – visto che alcuni tristi e minoritari personaggi non hanno altro strumento che quello di sporcare i beni comuni pur di avere i loro dieci minuti di visibilità. Per fortuna Palermo ha ben forti e radicati gli anticorpi contro il razzismo, il fanatismo e la violenza».

In ogni caso le scritte sono rimaste per oltre 12 ore, attirando turisti e curiosi. In altre occasioni invece l’intervento di rimozione di scritte o manifesti era stato ben più celere: come la locandina del gruppo anarchico Libertaria, che in realtà riprendeva un fermo immagine di un film di Luis Bunuel (si tratta della celebre scena de La via lattea, in cui il regista immagina la fucilazione del papa), scomparsa dai muri della città il giorno dopo essere stata affissa

L’intervento di Casapound risulta poi, agli occhi degli antirazzisti, quantomeno paradossale: si invoca la chiusura delle frontiere proprio mentre alle Ong viene interdetto l’accesso alle coste libiche e imponendo loro che sia la guardia costiera africana a controllare le proprie acque territoriali, senza la possibilità di soccorrere i migranti in fuga. In sostanza, sostengono, le frontiere sono già chiuse

«Anche a Palermo, la cui cittadinanza nei secoli si è distinta per una cultura di accoglienza che tuttora resiste e si manifesta – scrive il comitato Palermo senza frontiere – appaiono dunque tentativi di appropriazione degli spazi fisici condivisi con scritte che oltraggiano le vittime degli atti terroristici, la cittadinanza tutta e le leggi della logica. Assistiamo ad ogni livello infatti al tentativo di imporre e diffondere una visione della società e dell’umanità di matrice indubbiamente fascista, in quanto suddivide le popolazioni in un “noi” e un “loro” fondato sul concetto di frontiere imposte con la violenza coloniale e mantenute con la violenza del traffico d’armi, dello sfruttamento indiscriminato di territori e di popoli schiavizzati, e infine da quest’estate con accordi del governo italiano con regimi illiberali e milizie illegali allo scopo implicito di attuare lo sterminio dei popoli che si avvicinano ai paesi europei cercando salvezza». 


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Ieri notte i neofascisti palermitani hanno lasciato il proprio segno sui blocchi di cemento all'incrocio tra via Cavour e via Maqueda. Invocano le frontiere chiuse, proprio mentre alle Ong viene vietato il soccorso in acque libiche. Gli operai della Reset hanno appena rimosso le scritte, ma rimangono le polemiche. Orlando: «Opera di tristi e minoritari personaggi»

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