Bancarotta della Tecnis, patteggiano Costanzo e Bosco Per i pm «condotte predatorie» per spogliare la società

La giudice Simona Ragazzi ha condannato, col rito del patteggiamento, gli imprenditori Mimmo Costanzo e Concetto Bosco, rispettivamente a tre anni e otto mesi e a quattro anni per la bancarotta della Tecnis, azienda che operava nel settore delle opere pubbliche. Comminati anche, con lo stesso rito, tre anni e quattro mesi a Orazio Bosco, fratello di Concetto, e due anni a Gaspare Di Paola. La sentenza dispone anche la restituzione di beni ancora sequestrati ai commissari liquidatori della società. 

Altri beni sequestratati erano stati già riconsegnati alla Tecnis. L’inchiesta si basava su indagini del nucleo di polizia economica finanziaria della guardia di finanza di Catania che erano sfociate, il 21 febbraio del 2020nell’arresto dei quattro indagati e al sequestro di beni per circa 94 milioni di euro. Secondo la procura il «management della Tecnis ha spogliato la società di quasi 100 milioni di euro, dal 2011 al 2014, aggravandone il dissesto e rendendola insolvente».

L’inchiesta, coordinata dal procuratore Carmelo Zuccaro, dall’aggiunto Agata Santonocito e dai sostituti Alessandra Tasciotti e Fabio Regolo, e gli accertamenti della guardia di finanza ricostruirono la fitta rete di connessioni tra le società della galassia Tecnis, che operava quasi sempre su appalti pubblici e che all’avvio della procedura di amministrazione straordinaria disponeva di un portafoglio commesse pari a 700 milioni di euro, aveva circa 600 dipendenti ed era gravata da un passivo accertato di quasi 180 milioni di euro, di cui 94 milioni per debiti erariali.


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