Bambini giocano sull’opera d’arte da 300mila euro A Linguaglossa continuano le pene dello Stallone

Non c’è pace per il cavallo. Non ce la fa proprio, neanche quando è in ferie al fresco, a Linguaglossa, a stare sereno. La scultura di bronzo di Francesco Messina, artista linguaglossese del secolo scorso, è destinata a fare parlare di sé: stavolta perché alcuni bambini del paese alle pendici dell’Etna l’hanno presa per una giostrina. Così le immagini, scattate e diffuse sui social, mostrano i ragazzini, implacabili, arrampicarsi su zampe, dorso e testa dello Stallone morente, dato in prestito dal Comune di Catania all’omologo di Linguaglossa fino al 30 settembre 2019. In mezzo c’è una richiesta di proroga della concessione, non è chiaro se solo verbale o già formalizzata per iscritto. Questa, però, è un’altra storia. Che attiene alle sempre numerose e mai serene peregrinazioni dell’animale. Alla cui integrità adesso attentano anche i più piccoli.

Lo Stallone morente è probabilmente una delle opere più famose dello scultore etneo, almeno in provincia di Catania, dove la fama di questa scultura quasi supera quella della sorella, installata all’ingresso della sede principale della Rai e diventata rapidamente il simbolo della tv di Stato. Nella Città dell’elefante, che l’ha acquistata nel 1999, il cavallo più che morente è stato galoppante. Di piazza in piazza, di installazione in installazione. La prima, quella trionfale, proprio vent’anni fa, di fronte all’ingresso principale del Castello Ursino. Poi piazza Umberto (dove è stata clamorosamente vestita di una mutanda ferrata) e infine piazza Galatea

Da lì si è spostata nella tenuta di Ambelia, nella scorsa primavera, per abbellire la struttura di Militello in Val di Catania in cui il presidente della Regione Nello Musumeci ha voluto organizzare la Fiera mediterranea del cavallo. Ora Linguaglossa, che ha finalmente allacciato i rapporti con la Fondazione che tutela le opere del maestro. «Abbiamo riportato la Fondazione Messina a casa di Francesco Messina», sottolinea l’assessore comunale di Linguaglossa Francesco Malfitana, che a quel cavallo e alla sua collocazione tiene molto. «Ci abbiamo lavorato tanto – dice a MeridioNews – Ed eravamo d’accordo tutti, compresa la soprintendenza. Secondo me, in piazza sta bene, è fruibile, le persone si fermano a guardarlo». E i bambini ci saltano sopra.

«Non capisco perché chi ha scattato le fotografie che girano sui social non abbia speso un attimo anche per rimproverare quei ragazzini e farli scendere da lì – si accalora – È una questione di inciviltà. Penso che se in Svizzera o a Milano un bimbo avesse provato a salire su una scultura, i genitori lo avrebbero fermato. Qui non è così». La colpa di questo non si può imputare all’amministrazione comunale, si difende l’assessore: «Anche al Louvre hanno provato a sfregiare la Gioconda, mica era colpa del museo». Il Comune, intanto, sta correndo ai ripari. E nei prossimi giorni il sindaco Salvatore Puglisi dovrebbe emanare un’ordinanza con la quale vieta, a chiunque, di toccare lo Stallone e arrampicarcisi. Pena una denuncia e una multa, plausibilmente salatissima.

L’opera, del resto, è assicurata per il valore di 300mila euro. «Eventuali danni sarebbero coperti, ma dobbiamo fare in modo che non ce ne siano». Quindi è stato dato mandato a un falegname di costruire dei paletti, alti almeno 70 centimetri, da collegare con delle cordicelle a mo’ di recinzione. «Il cavallo resta visibile, ma per un bambino è più complicato scavalcare – continua Malfitana – Nel frattempo stiamo mettendo dei cartelli che spiegano il divieto e, dopo che sarà fatta l’ordinanza, identificheremo dalle immagini di videosorveglianza i trasgressori. I bambini non possono essere multati e denunciati ai carabinieri, ma i genitori incivili sì». Una linea decisa d’accordo con le forze dell’ordine. «L‘arte va vissuta», aggiunge Malfitana. Intendendo, però, che deve integrarsi col contesto urbano ma essere rispettata dai cittadini. «Mettere lo Stallone dentro a una stanza sarebbe un peccato. Così come esporlo su un piedistallo più alto: è un animale che muore, suppongo che il maestro Messina lo vedesse a contatto con il terreno». Con buona pace dei bambini. «Fossero stati figli miei… Ma l’educazione si sa, non è da tutti».


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