Una bambina di 11 anni è stata salvata al largo di Lampedusa: sarebbe l’unica sopravvissuta di un naufragio avvenuto tre giorni fa. Erano partiti in 45 da Sfax, in Tunisia, su una barca di metallo che – secondo il racconto della bambina, originaria della Sierra Leone, in Africa – sarebbe affondata a causa di una tempesta. La bimba è stata salvata dall’equipaggio del veliero Trotamar III, della Organizzazione non governativa (Ong) Compass Collective in motion. Il veliero ha salvato la bimba intorno alle 3:20 della scorsa notte in area Sar (Search and rescue) italiana e si trovava in quel tratto di mare per un altro intervento. La bambina si teneva a galla grazie a una camera d’aria e a un giubbotto di salvataggio. Il veliero è arrivato a Lampedusa alle 6. Secondo quanto detto dall’equipaggio del veliero, la bimba avrebbe cercato di non annegare «durante una tempesta con onde alte 3,4 metri e il vento a 23 nodi». L’agenzia di stampa AdnKronos ha parlato con il responsabile del Poliambulatorio di Lampedusa, Francesco D’Arca, il quale ha detto che la bambina «è in buone condizioni generali, anche se in uno stato post-traumatico». Sempre AdnKronos dice che – stando a quanto riportano i soccorritori – la bambina non aveva con sé né acqua potabile né cibo; inoltre «era ipotermica, ma reattiva e orientata», dice sempre l’equipaggio del veliero.
«Siamo partiti quattro o cinque giorni fa da Sfax. Eravamo 45. Tre giorni fa, pioggia, vento e la barca è affondata. Tutti siamo finiti in mare. Vicino a me sono rimasti due ragazzi, poi dopo due giorni non li ho più visti, il mare li ha allontanati». È la ricostruzione del naufragio fatta dalla bambina – e riportata dall’agenzia di stampa Ansa – fatta ai medici e i mediatori culturali a Lampedusa. La bimba ha riferito che sulla barca c’era anche suo fratello, più grande di lei. Le motovedette di guardia costiera e guardia di finanza, che si stanno occupando delle ricerche nell’area dove l’imbarcazione sarebbe affondata, non hanno ancora trovato né corpi né tracce di vestiario. È stato predisposto il sorvolo dell’area con assetto aereo.
«Appena è arrivata all’hotspot si è addormentata e sta ancora dormendo. Verrà seguita dall’équipe di psicologi che è nella struttura e potrebbe venire trasferita, per aiutarla psicologicamente, con il primo volo Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni, ndr) che verrà pianificato dalla prefettura di Agrigento, verosimilmente venerdì». Lo ha detto il sindaco di Lampedusa e Linosa, Filippo Mannino, che è andato nell’hotspot di contrada Imbriacola per sincerarsi delle condizioni di salute della bambina. L’agenzia di stampa Ansa riporta che «nelle prossime ore, non appena si sarà ulteriormente ripresa, la bambina verrà ascoltata da psicologici e mediatori culturali anche per ricostruire con esattezza quando sarebbe avvenuto il naufragio e cosa sia effettivamente accaduto».
I soccorritori hanno raccontato di essersi accorti della bambina perché l’hanno sentita gridare. Stando a quanto riporta AdnKronos, lo skipper del veliero, Matthias Wiedenlübbe, ha detto che «è stata una coincidenza incredibile aver sentito la voce della bambina nonostante il motore fosse acceso». Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Ansa, Trotamar III è un veliero di 13 metri, con un equipaggio formato da sei persone addestrato a salvare vite in mare: Toki, Alex, Olli, Friedrich, lo skipper Matthias e la co-skipper Ina. A bordo ci sono 230 giubbotti di salvataggio. Il veliero è della Ong Compass Collective in motion ed è stato messo in mare quest’anno per assistere le imbarcazioni di migranti in difficoltà. «Siamo un piccolo gruppo di attivisti del Wendland, una regione della Bassa Sassonia, in Germania. Dopo 40 anni di lotta contro un deposito di scorie nucleari a Gorleben, inviamo la nostra barca con un equipaggio internazionale per supportare il salvataggio in mare», scrive la Ong sul proprio sito. Il veliero era salpato l’altro ieri sera dal porto di Licata, in provincia di Agrigento.
La procura di Agrigento aprirà un’indagine per naufragio colposo, omicidio colposo plurimo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I pubblici ministeri, coordinati dal procuratore Giovanni Di Leo, riceveranno nelle prossime ore una relazione della Capitaneria di porto e avvieranno accertamenti per ricostruire, tra l’altro, le cause dell’incidente.
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