Evitare il bis dei benzinai cercando di tutelare l’intero comparto. C’è una lettura chiaramente politica sull’evoluzione della storia recente delle concessioni balneari. Un settore da riformare ma con assoluta attenzione perché storicamente bacino elettorale della destra. Osservatori interessati non solo i 620 beneficiari delle concessioni in Sicilia – l’Isola ormai da anni è una sorta […]
Balneari, sulle concessioni si attende la mossa del governo. Ipotesi proroga? «Sicilia esposta a continue incertezze»
Evitare il bis dei benzinai cercando di tutelare l’intero comparto. C’è una lettura chiaramente politica sull’evoluzione della storia recente delle concessioni balneari. Un settore da riformare ma con assoluta attenzione perché storicamente bacino elettorale della destra. Osservatori interessati non solo i 620 beneficiari delle concessioni in Sicilia – l’Isola ormai da anni è una sorta di paradiso per i privati – ma anche l’Unione europea. La stessa che attraverso la Corte di giustizia, ormai nel 2016, decretò che il rinnovo automatico senza gara delle concessioni è in palese violazione del diritto europeo e del libero mercato. Posizione poi confermata nel 2021 dal Consiglio di Stato che ha riconosciuto le falle della legislazione nazionale. A iniziare il percorso di riforma è stato il governo di Mario Draghi, fissando al 31 dicembre 2023 la data entro cui mettere a bando, a livello internazionale, le spiagge. All’orizzonte però c’è l’ipotesi di una nuova proroga.
Su oltre mille emendamenti presentanti all’interno del decreto Milleproroghe sono diversi quelli che riguardano proprio le concessioni balneari. A farsi avanti oltre a Fratelli d’Italia ci sono Lega e Forza Italia. Il partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni voleva stabilire la scadenza al 31 dicembre 2026 per le attuali concessioni, al posto di quella del 31 dicembre 2023. Lega e Forza Italia, invece, puntano ad allungare i tempi soltanto di 12 mesi. Periodo in cui bisognerebbe istituire un tavolo tecnico «con compiti consultivi e di indirizzo». Degli oltre mille emendamenti però sono soltanto circa 200 quelli segnalati dai gruppi parlamentari per l’esame, previsto a partire da martedì, delle commissioni Bilancio e Affari costituzionali del Senato. Tra questi non ci sarà quello di Fratelli d’Italia. Il motivo, secondo gli analisti, è legato alla volontà del governo di evitare in ogni modo un muro contro muro con il Consiglio di Stato e Bruxelles.
«Non ho cambiato idea sul tema della difesa dei balneari rispetto a una direttiva che non andava applicata, quello che ora si tratta di capire è quale sia la soluzione più efficace a livello strutturale – ha spiegato Meloni ieri mentre era in visita ad Algeri – Io immagino una soluzione non temporanea, convocheremo le associazioni dei balneari prima del voto degli emendamenti per capire se è più efficace la proroga o altre soluzioni, il mio obiettivo è mettere in sicurezza gli imprenditori». Da Bruxelles, a stretto giro, è arrivato però un richiamo al rispetto della direttiva Bolkenstein sul libero mercato.
In Sicilia oltre al nodo concessioni c’è quello dei Pudm, acronimo di Piano di utilizzo del demanio marittimo. Documento con cui si dovrebbe pianificare, a livello comunale, le modalità di utilizzo del litorale marino, sia per finalità pubbliche che private. Nell’Isola su 122 Comuni costieri soltanto San Vito Lo Capo, in provincia di Trapani, si è dotato di questo strumento. «Il Movimento 5 stelle si vuole porre in una condizione di ascolto nei confronti di tutti i rappresentanti di categoria – commenta a MeridioNews la deputata regionale Stefania Campo, componente della commissione Attività produttive all’Ars – Bisogna capire quali possono essere gli effetti per il settore. La proroga non deve essere vista, sempre, come qualcosa di positivo ma anche come un non volersi assumersi la responsabilità di una reale riforma del settore , esponendo la Regione Siciliana a continue incertezze e possibili sanzioni. Ben venga la tutela dei nostri imprenditori ma non è sicuramente la proroga la soluzione».