Bagheria, richiesta di condanna per ex sindaco Cinque Accusato di favori per l’immobile abusivo del cognato

La procura di Termini Imerese ha chiesto condanne e assoluzioni nel processo che vede coinvolto l’ex sindaco di Bagheria Patrizio Cinque. L’allora esponente dei cinquestelle eletto nel 2014, e che poi si autosospe, è stato coinvolto nell’inchiesta insieme ad altri amministratori. Le accuse, a vario titolo, sono di abuso d’ufficio e turbativa d’asta. Il processo si è aperto davanti al tribunale presieduto da Vittorio Alcamo dopo l’indagine dei carabinieri al Comune di Bagheria nel 2017. Nel mirino della procura presunte irregolarità nell’affidamento del servizio di smaltimento rifiuti, l’affidamento – poi non realizzato – a una società del Palazzetto dello Sport e gli accertamenti della polizia municipale su un immobile del cognato del primo cittadino. Il pm nei confronti di Patrizio Cinque, difeso dagli avvocati Antonio Di Lorenzo e Rosalba Scardina, ha chiesto l’assoluzione per il reato di turbativa d’asta per l’affidamento diretto da cinque milioni del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti e per il falso ideologico

In merito alla vicenda dell’affidamento in gestione del palazzetto dello sport di Bagheria il pm ha chiesto un anno e sette mesi per Cinque e due anni per l’ ex commissario della Provincia di Palermo Manlio Munafò e Salvatore Rappa, legale rappresentante dell’associazione sportiva Nuova Aquila Palermo. Un anno la richiesta per l’ex sindaco riguardo alla vicenda dell’immobile abusivo del cognato. Per l’ispettore di polizia Domenico Chiappone, difeso dall’avvocato Salvo Priola, chiesti un anno e tre mesi. 

Più pesanti le richieste di condanne – complessivamente sei anni e quattro mesi – per il geometra Onofrio Lisuzzo, imputato per falso ideologico in atto pubblico e falsità materiale commessa in atto pubblico da pubblico ufficiale e per turbata libertà degli incanti. Per il funzionario comunale Romolo Maggio, difeso dall’avvocato Pietro Canzoneri, anche lui imputato per falso ideologico in atto pubblico e di falsità materiale commessa in atto pubblico da pubblico ufficiale e per turbata libertà degli incanti, il pm ha chiesto la pena di otto anni e quattro mesi di reclusione. Un anno e dieci mesi di reclusione, invece, sono stati chiesti per la dipendente comunale Angela Rizzo, imputata di falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e di falso ideologico in atto pubblico. Per l’ex assessore e vicesindaco Fabio Atanasio, il pubblico ministero ha chiesto l’assoluzione per tutti i capi d’imputazione.


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