Bagheria, aziende confiscate in crisi Operai in piazza: «riaprite i cancelli»

Hanno manifestato in corteo a Bagheria, nel palermitano, i lavoratori edili di Ati Group, Emar ed Ediltecnica, le tre aziende confiscate alla mafia del gruppo Aiello, per chiedere di tornare al lavoro. Il corteo si è snodato da via Dante, sede dell’azienda, fino a corso Umberto, per raggiungere il Municipio. Hanno partecipato tutti e 80 gli edili delle tre aziende in amministrazione giudiziaria, che contano 114 dipendenti in totale, tra cui 17 metalmeccanici.

Con la rappresentanza dei lavoratori edili hanno sfilato anche i rappresentanti della Fillea, della Cgil di Palermo e della Camera del Lavoro di Bagheria. «E’ assurdo che i cantieri siano fermi e che gli operai vengano tenuti in cassa integrazione invece di andare lavorare – dice Franco Macaluso, della Fillea Cgil di Palermo -. Gli edili chiedono che la cig sia data a chi ha esigenze reali. Chi ha il lavoro, è corretto che lasci le risorse impiegate per la cassa integrazione a chi si trova oggettivamente in condizioni più gravi».

Scopo della giornata di mobilitazione, conclusa con un’assemblea nella sala consiliare del Comune di Bagheria, è la richiesta agli amministratori giudiziari e all’Agenzia nazionale per i beni confiscati di far ripartire i lavori nei cantieri fermi ormai da più di un anno, inattivi da quando, con la confisca definitiva, il patrimonio della società è stato estrapolato e ceduto allo Stato. L’azienda, entrata in crisi, ha dovuto mettere gli operai in cassa integrazione e malgrado le diverse commesse in corso, e l’acquisizione di nuove commesse, tra cui quelle di recente affidate dall’Agenzia nazionale per i beni confiscati, i cantieri sono rimasti inattivi e in questo momento lavorano solo 10 operai edili su 80. Il sindacato ha chiesto un incontro con l’Agenzia per superare gli ostacoli che intralciano la riattivazione delle opere interrotte.


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