Sulla scia degli alcolisti anonimi, celebre esempio di autoterapia resa celebre da parecchi film, ci sono anche i giocatori anonimi. In Sicilia al momento ci sono due gruppi, a Palermo e Ragusa. Se il gruppo ragusano è piuttosto nuovo ed è sorto con l’ausilio del Sert (Servizio per il recupero della tossicodipendenza) locale, quello palermitano è un gruppo consolidato da anni. Gli appartenenti si incontrano ogni giovedì nei locali della chiesa don Orione, praticamente sotto il monte Pellegrino. Ciascuno racconta la propria drammatica storia di dipendenza dal gioco d’azzardo, nonché gli aggiornamenti e le novità della settimana, ed i racconti vengono preceduti dalla formula nome + giocatore compulsivo.
Tutti ascoltano in religioso silenzio, nessuno commenta le vicende altrui, se non alla fine della seduta di gruppo. E chi avesse ancora dubbi su quanto possa costar caro il gioco d’azzardo, in termini non solo economici ma soprattutto relazionali ed affettivi, è qui che dovrebbe venire. Parafrasando Nanni Moretti, le storie sono importanti.
C’è chi si definisce «supercompulsivo» ed è passato dall’ippica, oltre 20 anni fa, alle recenti scommesse online. C’è chi dormiva di meno per giocare di più, e seguiva 6-7 partite al giorno. C’è chi per anni s’è appigliato a piccole e grandi bugie per mascherare un demone che lo stava divorando, fino a quando un messaggio della figlia più piccola l’ha fatto ridestare. C’è chi è finito in carcere perché i soldi non bastavano mai, tra sale bingo e bella vita. C’è chi vanta una storia da romanzo d’appendice: un borghese benestante caduto in disgrazia che ha perso famiglia e lavoro per inseguire l’azzardo di una vita al limite.
Sono tutti concordi con chi sostiene che «chi non è passato nel nostro inferno non ci potrà mai capire e ci guarderà sempre come un film». Anche per questo motivo, almeno a Palermo, il gruppo dei giocatori anonimi rifiuta l’idea di uno psicoterapeuta che li aiuti in questo percorso di consapevolezza. Nonostante nel capoluogo siciliano operi l’unico Sert. esclusivamente dedicato all’azzardo e più in generale alle nuove dipendenze. Si chiama CEDISS, che sta per Centro dipendenze senza sostanze: un ambulatorio specialistico interdistrettuale che fa capo all’Asp di Palermo e diretto dalla dottoressa Alessandra Scardina.
«I gruppi d’autoterapia funzionano – dice la dottoressa Ester Russo, psicologa anche lei al CEDISS – da noi ce ne sono anche sui disturbi alimentari. Certo, io sono di parte, ma credo che i gruppi senza un conduttore che abbia funzione terapeutica rischino di perpetuare i ruoli. Comunque anche noi stiamo pensando di attivarne uno».
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