Le persone che sono entrate nelle graduatorie hanno dei redditi molto bassi, da 0 a mille euro di Isee, perché gli elenchi sono stati stilati in base al reddito. Al loro interno ci sono anche diversi extrtacomunitari, che spesso sono tra i più poveri
Avviso 22, in graduatoria il 25% di palermitani Gattuso (Cgil): «Vigileremo sui tirocini-truffa»
Formarsi e trovare un lavoro. Un obiettivo per tanti siciliani che cercano di rimettersi in gioco e riprendere in mano la propria vita. Sono 23.664 nell’Isola le persone che hanno presentato domande valide per accedere ai tirocini formativi in aziende del territorio della durata di sei mesi. Da Palermo sono arrivate 5.500 richieste. Solo per 6843 siciliani però saranno attivati i tirocini. Rispetto a questo numero circa il 25 per cento sono palermitani.
«Le persone che sono entrate nelle graduatorie hanno dei redditi molto bassi, da 0 a mille euro di Isee, perché gli elenchi sono stati stilati in base al reddito – spiega Andrea Gattuso segretario generale Nidil Cgil Palermo – è chiaro che all’interno di questi ci sono anche diverse persone straniere. Il bando era aperto a tutti, secondo le norme europee infatti posso avere accesso anche gli extracomunitari in possesso di un regolare permesso di soggiorno. Non si tratta di un a percentuale altissima ma c’è una presenza in linea con le aspettative».
I tirocini formativi rappresentano una prima risposta per i neet, persone che non lavorano e non studiano, categoria che a Palermo è ancora molto consistente. «Da questo punto di vista diamo una valutazione positiva – afferma il sindacalista -. Nel senso che per riattivare tutti quei giovani che hanno abbandonato i percorsi formativi o li hanno già completati e hanno difficoltà a trovare lavoro, quello del tirocino è uno strumento valido per l’inserimento. Per quanto riguarda invece la categoria dai 36 anni in su si tratta di una misura tampone. In quanto non si tratta di un lavoro ma di formazione. Non è una soluzione nemmeno per le aziende che vengono messe in difficoltà. Non prendono certo un 50enne o un 60enne per fare un tirocinio. Anche le persone che appartengono a questa fascia di età devono ottenere delle risposte, ma non è certo questa quella adeguata». Sulla differenza di genere non ci sono invece dati rilevanti. Il numero di domande presentate è equiparabile in questo senso.
Una misura con luci e ombre quindi per il sindacato, che terrà anche alta la guardia su come verrà effettivamente svolto il periodo di formazione: «Noi vigileremo che questi tirocini vengano effettuati nella più assoluta legittimità – precisa Gattuso -. Negli scorsi anni abbiamo rilevato diverse incongruità nell’applicazione di questi tirocini, che spesso diventano occasione di lavoro subordinato mascherato. Quindi con orari di lavoro lunghi e mansioni ripetitive, mentre noi crediamo che questa deve essere un’opportunità per imparare un lavoro, finalizzata a rimanere in quel settore ed essere assunti. Nel momento in cui ci saranno dei tirocini-truffa, che non applicano le regole proprie di questo tipo di percorso, noi saremo in prima linea per difendere i tirocinanti».