Dopo 15 anni all’opposizione come consigliere comunale – prima con l’Udc e poi con due liste civiche – Paolo Corrado Caruso si candida alla carica di primo cittadino di Avola con la sua unica lista Uniti per Avola, nata dopo la rottura con il gruppo Partecipazione, Trasparenza e Legalità. Caruso, che è laureato in giurisprudenza e lavora in banca, non ha dietro nessun big della politica locale.
Perché ha scelto di candidarsi a sindaco?
«Da consigliere di opposizione mi sono sempre battuto per chi non ha voce in città. Adesso mi candido perché voglio dare una svolta alla mia città, soprattutto mettendo fine al clientelismo che ha dominato negli ultimi 15 anni. Io non prendo ordini da nessun politico e credo che la città debba essere governata in modo collegiale, non come se il sindaco fosse un dittatore, un re o un monarca. Io non sono il miglior candidato a sindaco, ma sono il meno peggio».
Quali sono i punti centrali del suo programma? A che cosa la città non può più rinunciare?
«Io non prometto posti di lavoro ad personam ma che creerò occupazione e sviluppo economico attraverso la realizzazione del porto turistico. Vogliamo stare vicino ai cittadini che per noi sono tutti uguali, senza favoritismi. Ho fatto la campagna elettorale con un budget di mille euro, perché non credo che la politica sia un investimento economico ma un servizio da rendere alla città, nel segno dell’onestà e della legalità».
Qual è la figura politica o tecnica (nazionale o internazionale) a cui si ispira?
«Io sono una persona di centro, rientro nei canoni della vecchia democrazia cristiana e non sopporto l’arroganza né della destra né della sinistra. Non mi ritrovo in nessun partito politico, io sono un cane sciolto e mi ispiro a don Luigi Sturzo per il suo esempio di coerenza».
In caso di ballottaggio, con chi si alleerebbe eventualmente nel secondo turno?
«Sono convinto di andare al ballottaggio, quindi non mi esprimo. È vero che con Simone Libro abbiamo una sintonia che ci lega a livello di amicizia e potremmo discutere con piacere per una futura alleanza, ma fare questo discorso adesso mi sembra prematuro».
Qual è l’avversario che teme di più?
«È normale che il più temibile sia chi ha amministrato la città perché ha dalla sua il vantaggio di poter far vedere quello che ha fatto, anche se mi sembra semplicemente normale».
Un pregio e un difetto della precedente amministrazione.
«L’arroganza è stata il peggior difetto. Il sindaco è stato un uomo solo al comando per cinque anni. Il pregio è stata la presenza costante al Comune e il fatto di aver lavorato in città».
Cosa non ha funzionato con il gruppo politico Partecipazione, Trasparenza e Legalità?
«Non è successo nulla di grave, ma dal punto di vista politico non c’è cosa peggiore di quando due gruppi si stringono la mano e poi se ne vanno senza spiegazioni. Mi dispiace perché se do la mia parola, poi vado avanti. Io rispetto la loro scelta però, di fatto, ci sono rimasto male perché è mancata la coerenza. Forse ritengono che il candidato (Pino Caldarella ndr) che appoggiano adesso sia più forte di me, ma io non volevo fare ammucchiate e credo che il tempo sarà il giustiziere di tutto».
Lei per 15 anni è stato all’opposizione. Se dovesse passare alla maggioranza crede che il suo ruolo sarebbe più semplice?
«Senza dubbio criticare le azioni amministrative è facile per tutti, mentre proporsi al governo della città è più difficile. Riconosco le difficoltà che ci sono nella realtà locale e anche i miei limiti e, per questo, mi circonderò di esperti che portino un contributo di valore per la città con i quali fare squadra. Mi piacerebbe trovare all’opposizione un consigliere comunale come sono stato io, che svolga bene il compito di organo di controllo e che garantisca la democrazia».
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