Autostrade Sicilia: pignoramento di 12 milioni al Cas. Sommerso dai debiti

Il Cas, il Consorzio per le autostrade siciliane, ente regionale, che gestisce tra l’altro la Messina-Palermo, sommerso dai debiti. Il Cas quindi potrebbe essere soggetto ad un pignoramento di 12 milioni legato all’appalto A20 Messina-Palermo.  È la Tosa Appalti Srsl che dopo «dieci mesi di silenzio», vuole fornire «una ricostruzione completa e documentata dei fatti, così da garantire una corretta informazione».

I problemi con l’appalto della A20 Messina-Palermo

L’appalto per i lavori di manutenzione della pavimentazione della A20 Messina-Palermo è stato aggiudicato nel novembre 2020 per 12.726.538 euro. Nel corso dell’esecuzione si è resa necessaria l’introduzione di ulteriori lavori richiesti dal Cas attraverso una perizia di variante e suppletiva che ha aggiornato l’importo complessivo dell’opera, conclusa nel novembre 2023, a 15.668.718 euro.

Le somme pignorate – 12.335.701 – corrispondono esclusivamente a importi riconosciuti dal Collegio consultivo tecnico: 2.252.115 per Sal – stato di avanzamento lavori – eseguiti e non pagati dal 2023; 4.707.040 per adeguamenti prezzi legati al caro materiali previsti dal Decreto Aiuti; 5.376.546 euro per maggiori oneri derivanti dall’anomalo andamento dell’appalto imputabile al Cas e dagli obblighi di sicurezza connessi all’emergenza Covid-19.

Il mancato pagamento alla Tosa Appalti

Il 3 marzo 2025 il Cct ha emesso una pronuncia vincolante che riconosce integralmente tali somme. Ma il Cas, spiega l’impresa, «non ha dato seguito alla decisione per dieci mesi», permettendo il maturare di interessi moratori superiori al 10%. Solo dopo l’avvio del pignoramento da parte di Tosa Appalti il Cas ha comunicato l’intenzione di accertare eventuali responsabilità interne ed esterne. «Rimane dunque irrisolta la domanda fondamentale: perché il Cas non ha rispettato una decisione prevista per legge?», chiede Tosa Appalti. «Pur comprendendo le difficoltà gestionali dell’ente – afferma ancora – non possiamo farci carico dei problemi amministrativa di un soggetto pubblico».

Da oltre due anni l’azienda attende il pagamento di lavori eseguiti, certificati e riconosciuti. Con gravi ripercussioni sulla continuità aziendale, sugli stipendi di oltre 50 lavoratori e sulla sostenibilità delle attività operative. Dopo mesi di silenzio e assenza di riscontri concreti, il pignoramento si è reso l’unico strumento per tutelare diritti riconosciuti dalla legge». L’azienda ribadisce la propria «totale disponibilità a collaborare con tutte le autorità competenti per ogni verifica, ma non può accettare ulteriori ritardi. Perché aggravano il danno economico e sociale, già generato dalla mancata applicazione delle norme e dal mancato rispetto di obblighi contrattuali e decisioni vincolanti».


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